barterforgood.com ovvero il “baratto per il bene”, è il portale che stimola le aziende ad effettuare donazioni in natura per sostenere l’attuale emergenza sanitaria nazionale. Merci altrimenti destinate a svalutazioni o smaltimento possono trovare una nuova vita consentendo ai soggetti giuridici donatori di ottenere in contropartita benefici fiscali, fare del bene all’Italia ed all’ambiente. Un progetto che sta riscuotendo notevoli consensi e che merita una doverosa attenzione.
Il creatore di questa particolare iniziativa benefica è Marco Melega, imprenditore di 48 anni, già noto e discusso per aver fondato in Italia il primo circuito di moneta complementare. 35.000 followers su Instagram, un profilo ed un’immagine che rimanda più a un “The Rock” nostrano che al classico imprenditore bresciano, Melega oggi guida un gruppo che detiene un diversificato portafoglio di partecipazioni in realtà industriali, agricole, commerciali in Italia e Tunisia.

D: Salve Dott. Melega, innanzitutto come sta. Come sta vivendo il decreto #iorestoacasa?
R: Devo confessarle una naturale preoccupazione per l’evolversi degli eventi. Tuttavia ho sempre avuto un approccio proattivo negli accadimenti critici della mia vita.  Lo stare a casa, da un lato, mi regala l’occasione di dedicare molto tempo ai miei figli, dall’altro non mi impedisce di essere operativo, sebbene da remoto, cercando di dare il mio contributo a sostenere l’emergenza nazionale con barterforgood.com.
 
D: Dal web si evince che lei e la sua famiglia siete originari di Cremona. Una delle prime zone rosse di questa emergenza sanitaria.
R: Sono nato a Cremona dove ho vissuto una buona parte della mia vita. Nella città ho ancora mio fratello ed i miei genitori, che oggi sono anziani ed a cui penso ogni giorno con una discreta dose di ansia per il pericolo che rappresenta soprattutto per loro il Covid-19. Ho sentito ieri mia madre e, fortunatamente, per ora stanno tutti bene. Io, ormai da una ventina d’anni, vivo in territorio bresciano.
 
D: Come ha pensato il progetto barterforgood.com e come si inserisce nel contesto delle sue attività?
R: Un evento di così devastante portata quale è l’attuale emergenza sanitaria mi ha profondamente turbato. L’ estrema irrequietezza nel doverlo subìre passivamente mi ha spinto a rendermi utile. Come si sa, io sono appassionato da tempo di sistemi economici complementari, cui si rifanno le operazioni di barter. Tutt’ora nel mio Gruppo abbiamo una divisione, mediabarter, che si occupa di operazioni di “baratto pubblicitario” (in inglese advertising barter - ndr), in cui il cliente paga servizi pubblicitari con le proprie merci invendute o giacenze di magazzino. Ispirandomi a questo contesto in cui nutro specifiche competenze, ho avuto l’idea di strutturare una proposta di baratto etico, pro-bono, che potesse dare una mano a sostenere la strenua resistenza delle istituzioni contro l’avanzata del Coronavirus. Un baratto che consenta alle aziende di “liberarsi di un peso”, quello delle giacenze, resi ed invenduti, ottenendo la contropartita più preziosa, ovvero fare del bene a se, all’Italia ed all’ambiente. Da qui, nell’arco di 24 ore, ho progettato e fatto partire l’iniziativa barterforgood.com.
 
D: Come sta andando barterforgood.com? Quali sono i prossimi passi?
R: Il progetto è appena decollato ed ha un potenziale elevatissimo. Ogni anno migliaia di aziende italiane provvedono a smaltire eccessi di produzione, resi e beni invenduti. Solo una minima parte è oggetto di donazione o riesce a trovare una ricollocazione su scaffali o canali di vendita. Barterforgood.com ha l’ambizione di sensibilizzare la dirigenza delle aziende a donare questo tipo di merci, rinunciando a disporne la distruzione, facendo del bene all’ambiente ed agli italiani supportando la lotta contro il Covid-19. Ad oggi sono arrivate disponibilità di donazioni da parte di aziende per circa 750.000 euro. Per intenderci si tratta di valori dichiarati e sono sicuramente distanti dal valore che verrà effettivamente realizzato, stimabile in un 20/25% circa. Ad oggi stiamo ancora selezionando ed attendendo riscontri circa i papabili soggetti destinatari delle donazioni, che saranno enti, associazioni riconosciute o fondazioni aventi esclusivamente finalità di assistenza, beneficienza, studio o ricerca scientifica ovvero a ONLUS impegnate nell’emergenza sanitaria. Per quanto riguarda le progettualità future è ancora presto per dichiararle. Ho tante idee al riguardo ma preferisco procedere passo dopo passo.