POSSAGNO  – (AISNEWS – Ernesto Genoni) - Antonio Canova nacque in veneto, a Possagno, nel  novembre del 1757. Scultore e pittore italiano, massimo esponente in opere scultoree del Neoclassicismo, soprannominato «il nuovo Fidia». Canova, l’artista il cui marmo diventa carne, morì a Venezia nel 1822. In quest’anno si celebra il duecentenario della sua morte.  A 22 anni, giovanissimo, si trasferì a Roma dove visse per il resto della sua vita. Roma per lui rappresentò un imprescindibile punto di riferimento. Tra i suoi maggiori committenti grandi casati, tra cui gli Asburgo, i Borbone, la Corte Pontificia, Napoleone, sino ad arrivare alla nobiltà veneta, romana e russa. Canova a Parigi divenne l'artista ufficiale del regime napoleonico. La prima opera che eseguì in Francia fu un colossale ritratto del Bonaparte nelle sembianze di Marte pacificatore. Ma lui preferiva la sua Italia, le sue opere e i suoi bianconi, le statue in gesso, i prototipi, che ora sono conservati nella Gypsotheca/Museo di Possagno, struttura da lui stesso progettata e poi realizzata dopo la sua morte.

«Sappiate - scriveva ai suoi familiari - che l’imperatore ha avuto la clemenza (...) d’incitarmi a trasferirmi in Parigi appresso la Maestà Sua anche per sempre, se io vi acconsento. Io parto adunque al momento, per ringraziare la munificenza sovrana di tanta benignità onde si degna onorarmi, e per implorare in grazia di rimanere al mio studio e in Roma, alle mie solite abitudini, al mio clima fuori del quale morirei, a me stesso, e all’arte mia. Vengo perciò a fare il ritratto dell’Imperatrice, e non per altro, sperando che la Maestà Sua voglia esser generosa di lasciarmi nel mio tranquillo soggiorno, dove ho tante opere, e colossi, e statue, e studi, che assolutamente vogliono la mia persona, e senza de’ quali io non potrei vivere un solo giorno»

Tra le sue opere più note si ricordano Amore e Psiche, Teseo sul Minotauro, Adone e Venere, Ebe, Le tre Grazie, il Monumento funerario a Maria Cristina d'Austria, la Paolina Borghese, Ercole e Lica e la Venere Italica. Tornato a Roma nel gennaio 1816, Canova fu ricevuto dal Pontefice che, in segno di gratitudine, per aver recuperato le opere d'arte italiane asportate in Francia, lo insignì del titolo di «marchese d'Ischia» e lo ascrisse nel libro d'Oro del Campidoglio: come stemma del marchesato Canova scelse la lira e la serpe (simboli rispettivamente di Orfeo ed Euridice) «in memoria delle mie prime Statue... dalle quali... devo riconoscere il principio della mia esistenza civile», come riportato in una lettera indirizzata ad un suo amico.

A Canova gli furono tributati due funerali: i primi celebrati a Possagno ad ottobre, con l'orazione funebre tenuta dal vescovo di Ceneda. I secondi si tennero a Roma il 31 gennaio 1823, con notevole partecipazione di folla. A rendere gli estremi onori la rappresentanza del Senato di Roma, e  il poeta Giacomo Leopardi, che espresse la sua compiacenza di aver salutato «il gran Canova». Le sue spoglie furono infine riposte in un sepolcro nel tempio di Possagno da lui ideato.

A Possagno le più importanti testimonianze della sua arte (sculture, rilievi, bozzetti, dipinti…) si trovano oggi nella Casa natale e nella vicina Gypsotheca - La parola “gypsotheca” deriva dal greco e significa raccolta di gessi - dove il fratello di Canova, Giovanni Battista Sartori, ha voluto trasferire, fin dal 1829, tutti i modelli in gesso che si trovavano nello Studio romano alla morte dell’artista. “Il Museo di Possagno, uno dei primi musei del Veneto, - ci informano dal museo -  fornisce l’immagine completa dell’arte e della vita di Antonio Canova: oltre ai gessi (che sono le statue originali, di cui i marmi sparsi per il mondo sono le repliche), sono custoditi i dipinti a olio e a tempera, i disegni, le memorie, i vestiti, gli strumenti di lavoro, i libri… Il tutto, all'interno di preziose architetture che forniscono il contesto più valido per apprezzare la grandiosa produzione artistica di Canova: dalla Casa settecentesca, costruita seconda la perizia dei mastri scalpellini e tagliapietre locali, alla Gypsotheca ottocentesca di Francesco Lazzari; dagli ampliamenti novecenteschi di Carlo Scarpa e di Luciano Gemin al grandioso Tempio, progettato dallo stesso Canova come chiesa del paese, a pochi metri dalla sua Casa.  Non è solo, quindi, una collezione di statue: il Museo Antonio Canova di Possagno è il “complesso canoviano”, costituito da musei, archivi, biblioteche, centro studi, collaborazioni… Ed è un luogo vivace e innovativo di diffusione della conoscenza canoviana grazie a laboratori, rivisitazioni, guide, percorsi, virtual tour, pubblicazioni ecc. in grado di educare e di trasmettere cultura.”