Meloni vara un decreto legge sul riconoscimento della protezione internazionale per poter trasferire i migranti in Albania, ma il tentativo potrebbe risultare inutile
Nel Consiglio dei Ministri che dopo lunghe trattative con il Quirinale si è riunito lunedì intorno alle 19 a Palazzo Chigi, è stato approvato - su proposta del Presidente Giorgia Meloni, del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Antonio Tajani, del Ministro dell'interno Matteo Piantedosi e del Ministro della giustizia Carlo Nordio - un decreto legge che introduce disposizioni urgenti in materia di procedure per il riconoscimento della protezione internazionale.
"Il testo, analogamente a quanto previsto da altri Paesi europei", riporta Palazzo Chigi, "aggiorna con atto avente forza di legge l'elenco dei Paesi di origine sicuri. Tenuto conto dei criteri di qualificazione stabiliti dalla normativa europea e dei riscontri rinvenuti dalle fonti di informazione fornite dalle organizzazioni internazionali competenti, sono considerati come Paesi di origine sicuri i seguenti: Albania, Algeria, Bangladesh, Bosnia-Erzegovina, Capo Verde, Costa d'Avorio, Egitto, Gambia, Georgia, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Marocco, Montenegro, Perù, Senegal, Serbia, Sri Lanka e Tunisia".
Questo dovrebbe risolvere la bocciatura ricevuta dal governo dal Tribunale di Roma, con i 12 migranti spediti in Albania con una nave militare e poi fatti tornare in Italia, a Bari, con un traghetto? A detta di chi si occupa di tali questioni, anche con il decreto legge nulla cambierà.
Lo afferma Gianfranco Schiavone, fra i maggiori esperti di migrazioni e socio Asgi (Associazione studi giuridici sull'immigrazione) in una intervista a Repubblica:
«Con questo decreto il governo ritiene di poter vincolare ai giudici a un elenco preordinato di Paesi sicuri, ma il diritto europeo in materia di asilo continua ad essere sovraordinato. Anche se la lista dei Paesi sicuri è approvata per decreto, che è norma primaria, i giudici potranno continuare a decidere di non convalidare i trattenimenti alla luce della sentenza della Corte di giustizia europea.La sentenza fissa dei criteri interpretativi vincolanti. È una pronuncia della Gran Camera, non appellabile, che definisce anche le competenze del giudice, chiamato a valutare se un Paese sia sicuro o meno in base ai parametri ben precisi, fissati dalla Corte stessa.Il governo sostiene che la definizione di Paese sicuro” sia un atto politico? È grave. Si confondono i diritti individuali e il loro accertamento, con valutazioni di politica internazionale. Concedere asilo a una persona non equivale a una dichiarazione di ostilità verso il Paese da cui proviene. Ed è gravissimo sostenere che il giudice non abbia le competenze per valutare se un Paese sia sicuro.Il giudice chiamato a decidere se convalidare o meno un trattenimento, nell'ambito di una procedura accelerata di frontiera, dovrà continuare a valutare caso per caso, Paese per Paese. Qualora non lo ritenesse sicuro può disapplicare il decreto.Nel motivare non si potrà limitare a conformarsi alla sentenza della CURIA, ma dovrà spiegare perché quella legge non è compatibile con la normativa europea.Se i giudici hanno dei dubbi possono sollevare una questione di illegittimità per contrasto con l'ordinamento europeo davanti alla Consulta, ma anche solo limitarsi a disapplicare il decreto».In caso di ricorso alla Consulta, relativo a dubbi sulla norma, il procedimento non può continuare e la persona deve tornare in libertà. Il trattenimento diventa inefficace... non potrebbe essere altrimenti: se non c'è certezza sulla costituzionalità della norma.Il governo dice di voler anticipare uno dei regolamenti Ue che entrerà in vigore nel 2026? Fa parte di un nuovo sistema, che prevede nuove regole, procedure, nove regolamenti e una direttiva. Non è un mercato da cui si possa prendere un pezzo e scartarne un altro, anticipandolo a piacimento senza che l'intero impianto sia interamente attuato».
Tra l'altro, sin dalla ratifica dell'Accordo tra Italia e Albania Asgi ha criticato l'iniziativa del Governo che, portando alle estreme conseguenze le politiche di esternalizzazione del diritto di asilo, ha dato vita ad "uno strumento di compressione delle libertà e dei diritti fondamentali di estrema gravità, nulla producendo in termini di lotta al traffico di esseri umani".
"Riteniamo inaccettabile e strumentale la reazione del Governo ai provvedimenti con i quali cinque magistrati (non una/o sola/o) del Tribunale di Roma il 18 ottobre 2024 hanno annullato i dodici trattenimenti disposti a carico di richiedenti asilo provenienti da Egitto e Bangladesh, portati in Albania in esecuzione del Protocollo Italia-Albania e della sua legge di ratifica n. 14/2024", aveva sostenuto l'Asgi. "Invocando la sottoposizione della magistratura al potere esecutivo e ritenendo “abnorme” il contenuto delle decisioni giudiziali, perché metterebbero a rischio i rapporti diplomatici con i Paesi ritenuti di origine sicura, il Governo non solo viola clamorosamente il diritto europeo, ma mina alle fondamenta i principi e la forma costituzionali dello Stato democratico, strumentalizzando e facendo convergere la questione “Albania” nel chiaro obiettivo di sovvertire l'equilibrio e le funzioni degli organi costituzionali".
Pertanto, anche nel prossimo futuro, è probabile che nulla cambi. Il nuovo decreto legge, pertanto, servirà solo alla propaganda (post) fascista per far alimentare vittimismo e complotti in modo da giustificare l'inadeguatezza di chi compone il governo ed i suoi conseguenti fallimenti.