di Lucia De Sanctis

Che cosa sta accadendo in Canada tra le mafie di origini italiane? Lo abbiamo chiesto a Vincenzo Musacchio, criminologo e docente di strategie di lotta alla criminalità organizzata transnazionale al RIACS di Newark.

Professore cosa sta accadendo in Canada, può fare un po’di luce sulle ultime vicende criminali ?

Lo scenario criminale canadese è particolarmente complesso. Convivono mafiosi siciliani e calabresi. In passato con la supremazia dei primi sui secondi, poi alla pari e adesso credo che i calabresi vogliano avere l’egemonia. Credo sia in corso una guerra fisiologica per il potere, per cui si è tornati a sparare, a uccidere, a regolare i conti per stabilire chi comanda. 

Su quali basi asserisce questa sua opinione?

In primis su circostanze oggettive: una lunga serie di omicidi consumati sul territorio, sfociati nelle ultime settimane in due esecuzioni di notevole rilievo: quello di Claudia Iacono, nota nuora dello storico boss Moreno Gallo (ucciso nel 2013), e quello di Francesco Del Balso, capomafia di spicco a Montreal. Siamo di fronte ad un boss della “componente siciliana” in Canada anche se di recente in affari con la mafia dei motociclisti (free riders). Lo stesso Leonardo Rizzuto, rimase ferito in una sparatoria, riuscendo incredibilmente a salvarsi. La Iacono era invece la moglie di Antonio Gallo, figlio di Moreno Gallo, un tempo importante membro della cosiddetta “fazione calabrese” della mafia di Montreal, eliminato dai clan rivali dieci anni fa. Questi omicidi messi in fila credo parlino da soli.

Secondo lei quindi siamo di fronte ad una guerra per il potere?

Secondo me, incrociando i vari omicidi credo che a questo punto si possa proprio dire di sì. È nei fatti una guerra tra cosche locali, ma non tra Cosa Nostra e Ndrangheta come molti potrebbero essere indotti a credere. La faida si colloca, infatti, nell’ampio contesto delle piazze di spaccio e traffico degli stupefacenti, in cui i clan si contendono consistenti fette di “mercato” e ingenti guadagni. Non è un caso che siamo di fronte al nono omicidio dell'anno a Montreal e alla terza sparatoria eclatante legata alla mafia negli ultimi sessanta giorni.

Non eravamo più abituati a una mafia che regolasse i conti con la violenza, cosa è accaduto?

Le nuove mafie hanno ormai incluso nel metodo mafioso la corruzione sostituendola dove sia possibile alla violenza e all’intimidazione. Ciò tuttavia non significa che abbiano abbandonato la violenza. Quest’ultima è diventata l’extrema ratio quando tutte le vie diplomatiche messe in campo abbiano fallito. Paolo Borsellino sosteneva che quando la mafia usava le armi significava che fosse con le spalle al muro e in difficolta anche sul piano economico.

Secondo lei come si evolverà questa situazione in Canada?

Credo ci saranno ancora regolamenti di conti fino a quando tra i contendenti uno avrà vinto. Questo non significa che il perdente scomparirà, ma soltanto che perderà il primato. Le mafie dopo una guerra avviano sempre e comunque la via diplomatica per stabilizzare i nuovi assetti. Dobbiamo soltanto augurarci che questa faida non degeneri ulteriormente lasciando sul terreno ancora tanti morti.

Un’ultima domanda. Secondo lei il Canada è attrezzato ad affrontare questo tipo di situazioni e questa tipologia di mafia che torna a essere violenta?

Credo che la criminalità organizzata in Canada continuerà a porre in essere gravi minacce politiche, economiche, sanitarie e alla sicurezza pubblica attraverso il coinvolgimento in una serie di attività criminali. Il traffico illecito di stupefacenti, in particolare, continuerà a fornire ai gruppi della criminalità organizzata la principale fonte di guadagni illeciti. Sebbene il Canada abbia finora compiuto notevoli progressi nella lotta alle mafie, resta ancora molto da fare. La stessa Commissione Antimafia Canadese afferma che occorra al più presto un approccio strategico riguardante la lotta al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, l'attuazione di una strategia nazionale coordinata ed efficace contro le mafie più evolute, il rafforzamento del programma di protezione dei testimoni e dei collaboratori di giustizia e una maggiore formazione di polizia e magistratura nella gestione di casi complessi. Credo, tuttavia, che oggi nessuno Stato possa combattere da solo la criminalità organizzata, per cui il ruolo della cooperazione internazionale diventa essenziale. Il Canada nei prossimi anni avrà bisogno di collaborazioni con i paesi ad alto rischio di criminalità mafiosa come l’Italia, gli Stati Uniti e la Colombia.

Vincenzo Musacchio, criminologo forense, giurista, associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). È ricercatore indipendente e membro dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. Nella sua carriera è stato allievo di Giuliano Vassalli, amico e collaboratore di Antonino Caponnetto, magistrato italiano conosciuto per aver guidato il Pool antimafia con Falcone e Borsellino nella seconda metà degli anni ottanta. È tra i più accreditati studiosi delle nuove mafie transnazionali. Esperto di strategie di lotta al crimine organizzato. Autore di numerosi saggi e di una monografia pubblicata in cinquantaquattro Stati scritta con Franco Roberti dal titolo “La lotta alle nuove mafie combattuta a livello transnazionale”. È considerato il maggior esperto europeo di mafia albanese e i suoi lavori di approfondimento in materia sono stati utilizzati anche da commissioni legislative in ambito europeo.