Mamma li turchi...

In Marocco si possono evitare le vaccinazioni, basta munirsi di pasticche contro i capricci intestinali (“ma non ci serviranno, staremo attenti”) e via. Sull’aereo RAM quasi vuoto i passeggeri tentano di accomodarsi nelle prime file della Business, tanto sono solo in otto (contati). Macché: il pilota in persona li allontana bruscamente. All’arrivo notturno si viene tormentati da lunghi ed insinuanti controlli, e peggio va per le coppie più giovani: inizio dubbio.

Agadir: una lunga spiaggia nebbiosa, odori forti, rumorose trattative al mercato del pesce, una rocca cadente. Roberto e Genna rifiutano un’offerta di fumo da un losco figuro che porta scritto in fronte “vi metterò nei guai” e, per il tempo che rimane, stanno in piscina. La stanza lascia a desiderare; unica diversione, una palestra con istruttore a caccia di turiste single. Importante, si ribadiscono i nostri due, è stare attenti a quel che si mangia e si beve e lavarsi i denti con l’acqua minerale.La soglia di attenzione si abbassa in fretta; vino e acqua in libertà per Roberto, che invita a Genna a rilassarsi. I denti? Che sarà mai, mica beviamo dal rubinetto! Risultato: dissenteria a gogò, soprattutto per l’incauto Roberto. Dalle prudenti conversazioni con connazionali si apprende che è mal comune, senza gaudio. Davanti alle lunghissime onde dell’oceano, ecco le donne del posto: fanno il bagno vestite! Rigurgito di rabbia femminista di Genna.

Escursione guidata a Tarouddant, un posto stile “The nel deserto”, in una specie di oasi. Ecco arriva un the alla menta che spacca lo stomaco, ma non si può rifiutare, a pena di offendere le tradizioni locali. Li accompagna il robusto Alì, che chissà perché sfotte i tedeschi (solo perché, per una volta, non sono presenti). Compagne di viaggio sono due signore milanesi. La prima è un’insegnante, non giovanissima. La prof, del peso apparente di un’ottantina di chili, non fa che ripetere, compiaciuta, quanto gli uomini arabi apprezzino le donne come lei. Siamo di nuovo in un posto per femmine in caccia?

Nei bazar insistono per vendere afrodisiaci: non sembrano avere fiducia nelle capacità amatorie degli europei. Roberto si corruccia.Rituale passaggio nel negozio di tappeti e varie: all'ingresso il garzone si incapriccia all’istante di Genna. La prof. non capisce come questo possa accadere: l’ ”altra” pesa quasi la metà di lei ed è evidentemente maritata. Approfittando di un momento di distrazione, il fanciullo posiziona sulla testa di Genna un bel velo e attacca coi complimenti: come stai bene, con i tuoi occhi è l’ideale, ecc.Poi il giovanotto rincorre Roberto, lo acchiappa per un braccio, e gli domanda concitatamente e ripetutamente “quanti cammelli per lei? Quanti cammelli vuoi, monsieur?”

Altro giro, altro villaggio, dal nome così fascinoso: “Inetzgane”. Questa volta sono da soli. E' subito ressa intorno agli europei. A loro. Roberto tenta l’ammutinamento, ma un berbero lo placca e fa da guida nel souk. Odore di olive, cumino e tuja. E si compra, si compra. Più la mancia al berbero, seguita da maestosi saluti.

Serata mondana organizzata, in un locale della zona; si stenta a trovare posto, poi dei pietosi romani fanno spazio. Menu “nouvelle cuisine” (da fame) e spettacolo di francesi “en travesti”.* Tra un’imitazione di Nana Mouskouri (ma chi se la ricorda?) e una satira su personaggi transalpini misconosciuti, l’efebico conduttore saluta e scherza in tutte le lingue, compreso lo svedese, tranne… indoviniamo un po’…

Alle italiche rimostranze segue il ghigno sardonico del signorino. Evidentemente carico di gloria, dopo decennali "tourné" in abietti locali, con compagnie scalcagnate, ritiene di farsi desiderare: arriva uno stentato “ciao”.

Roberto borbotta che non si è ancora ripreso dal malore dei giorni avanti, ma incontra una rapida guarigione all’appressarsi della danzatrice del ventre. Diafana, graziosa, profumatissima, sinuosa, titilla i sensi dei maschi presenti: tra “drag queens” e odalische, alle donne non ha pensato proprio nessuno.

Continua...