Anni Novanta e Marocco...

Arrivo a Marrakech. Vetuste motociclette e ciclomotori scassati, motocarri caracollanti, bici, carri trainati da ronzini, R4 per i più fighi. Macchine con targa italiana, proventi di furti. Donne che ti urlano improvvisamente nelle orecchie, col tipico suono vibrato. Non c’è male, se vuoi il colore locale. Roberto e Genna lo vogliono? Lei forse, lui inizia a mostrare segni d'insofferenza.

L’hotel, il Tikida, si trova fuori dal centro, nel bel mezzo di una specie di oasi lussureggiante, con vista sul minareto della moschea di Koutoubia, simbolo di Marrakesh. Sul catalogo si legge che: “dispone di piscina, shopping center, sale arredate spartanamente, ma con bel gusto locale”. Roberto lamenta subito il fatto che la piccola cassaforte non è murata e preconizza ruberie.

Arriva l’’assistente locale, Mohamed: ha l’aria sicura di sé, veste moderno e guida una R4.Il ragazzo si mette gentilmente a disposizione, ma Roberto non si trattiene e lamenta la storia della cassaforte.Mohamed assume un’espressione fortemente contrariata e sibila: “ Non siamo mica dei ladri”. Che magra!

Il giorno dell’escursione in città, Mohamed viene sostituito dal segaligno Moustapha. Costui, in abito tradizionale, è alquanto scostante: rivolge battutine indirizzate al guadagno di Mohamed, da cui si intuisce che lo detesta e odia i turisti, che "assiste" solo per bisogno, e che le vittime sono i gitanti. Infatti il giro dura un niente, con un Moustapha infastidito e ghignante, che li abbandona al loro destino per chiacchierare con amici. Ecco un duo di incantatori di serpenti: i rettili gironzolano, un bel cobra danza intorno, la guida ricompare, ché poi se succede qualcosa magari la responsabilità tocca anche lui. In un baleno uno dei due strani ometti acchiappa Genna. Esprimendosi in più lingue, la induce a fraternizzare con l’ecoambiente e le mette un serpente al collo. Annoiata derisione di Moustapha.

 

Decidono di fare una sortita da soli, per “vivere” il posto. Sì, magari. Non hanno ancora varcato il portone del Tikida che una processione di monelli attacca a pedinarli, tirando sassi e barattoli. Caramelle, spiccioli, nulla serve a chetarli: Roberto e Genna riguadagnano velocemente la strada di casa, prendono un taxi, vedono di fretta ciò che resta del posto, e si rinserrano, per il resto della vacanza, nel perimetro dell’hotel, che riserva le seguenti attività:

Lettura del quotidiano italiano, sempre in ritardo di tre giorni, fino all’ultima riga (potrei dirvi tutto di Woody Allen e Mia Farrow, era l'anno dello scandalo); osservazione dell’acquagym, che l’istruttrice, francese, pratica solo con la clientela francese; bagni di sole infiniti; nuotate in piscina.

Meglio di niente. E fu tutto.

Continua...