Uno dei problemi relativi alla gestione dei migranti è il riconoscimento della loro identità. Volutamente o no, è un dato di fatto che molti di loro siano sprovvisti di documenti. Pertanto, la loro identificazione richiede tempi lunghi e numerose risorse da dedicare a tale attività.

In una presentazione avvenuta questo lunedì a New York nella sede delle Nazioni Unite nell'ambito del secondo vertice ID2020, un consorzio pubblico-privato nato con lo scopo di fornire un'identità legale a tutti gli abitanti del pianeta nell'ottica di supportare un piano dell'ONU che ha prefissato questo traguardo per il 2030, Accenture e Microsoft hanno annunciato di lavorare ad un progetto in grado di creare una rete che consenta l'identificazione legale di oltre 1 miliardo di persone, senza la necessità che queste debbano presentare documenti ufficiali.

L'iniziativa è sicuramente lodevole se si pensa che questa possa essere finalizzata a fornire l'accesso a servizi di base come istruzione e sanità, oltre ad un altro elenco di altri  servizi e diritti, a dei rifugiati.

D'altra parte, è ormai un fatto più che sperimentato che la via dell'inferno è lastricata di buone intenzioni. Quindi, una tecnologia simile potrebbe anche essere utilizzata per identificare e schedare persone che partecipino civilmente a manifestazioni poco gradite ad un regime che democratico non è e, per tale motivo, vengano poi discriminate, se non addirittura imprigionate. Altro che grande fratello!

Infatti, la rete persentata quest'oggi si basa su una gestione delle procedure di catalogazione dei dati di una persona che possa essere comune a tutte le istituzioni in tutti gli Stati, a cui aggiungere anche informazioni biometriche per riconoscimento e identificazione.

Che il progetto possa avere delle caratteristiche di evidente utilità è indubbio. Ma, allo stesso tempo, anche le possibili ipotesi sulle conseguenze di un cattivo utilizzo dello stesso sono quanto mai terrificanti.