Gli investigatori dell'FBI che indagano sul Russiagate non dormono mai. Dopo aver incriminato Paul Manafort, ex capo della campagna elettorale di Trump, hanno adesso puntato il dito sul ruolo dei social network nell'aver influenzato il risultato delle presidenziali Usa del 2016: Facebook, Twitter e Google.

Ma le tre aziende, prima che all'FBI, sembra che dovranno rispondere al Congresso Usa con alcuni senatori che scalpitano per avere chiarimenti sul loro ruolo durante le presidenziali.

Tra queste, è soprattutto Facebook ad aver attirato l'attenzione, se non le ire, della Commissione crimini del Senato per il possibile ruolo nella vicenda. Quello che la Commissione si chiede è perché Facebook non sia intervenuta e non si sia neppure interrogata sulle conseguenze di un enorme mole di pubblicità di carattere politico acquistata sul proprio network con denaro russo.

Facebook, è sotto la lente dei senatori - per lo più democratici - a causa del fatto che per le sue caratteristiche riesce ad individuare al meglio i target delle proprie campagne. Lo stesso vale per Twitter, ma il suo numero di utenti è molto meno significativo.

Sergej Viktorovič Lavrov, attuale ministro degli Esteri russo, dichiara che "le accuse sono solo fantasie e che la Russia non ha mai interferito nelle elezioni Usa o in quelle Europee."