Giovedì, Sea-Watch aveva fatto sapere di essere costretta a rimanere per la notte nel porto di Catania, perché il cambio equipaggio previsto gli è stato negato. Nel frattempo, a bordo continuavano le richieste di informazioni da parte della polizia.

Questa mattina, la Guardia Costiera ha notificato a Sea-Watch il divieto di salpare per "non conformità su sicurezza navigazione e normativa ambientale."

"Le autorità, sotto chiara pressione politica, sono alla ricerca di ogni pretesto tecnico per fermare l’attività di soccorso in mare" è stato il commento al fermo della nave da parte dell'Ong tedesca.

Soddisfatto, invece, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Toninelli che ha rilasciato la seguente dichiarazione:

"La nostra Guardia Costiera ha effettuato il fermo amministrativo della SeaWatch3 per violazioni delle norme in materia di sicurezza della navigazione e di tutela dell’ambiente marino.

Stiamo parlando di una imbarcazione registrata come "pleasure yacht", che non è in regola per compiere azioni di recupero dei migranti in mare. E mi pare ovvio, visto che è sostanzialmente uno yacht. In Italia questo non è permesso.

Se tu, milionario, compri uno yacht, vai in navigazione per piacere, non per sostituirti alla Guardia Costiera libica o di altri Paesi.

Voglio ringraziare le Capitanerie di Porto per il loro grande lavoro sul fronte della legalità. Ma soprattutto mi chiedo: il governo olandese non ha nulla da dire rispetto a una imbarcazione di una Ong tedesca che chiede e ottiene la bandiera dei Paesi Bassi per scorrazzare nel Mediterraneo agendo fuori dalle regole?"


Impossibile commentare le dichiarazioni di Toninelli, la cui scarsa attendibilità politica e tecnica è ormai nota a tutti. A questo punto, non resta che attendere la battaglia legale che seguirà a questo fermo.

Rimane comunque il fatto che, come ci ricorda l'UNHCR,
- il salvataggio in mare è un imperativo primordiale;
- le ONG hanno un ruolo vitale: venga ripristinata la capacità di soccorso e sbarco;
- urge un sistema di salvataggio condiviso e prevedibile.

Considerazioni logiche e banali, ma che la propaganda del cambiamento non sembra in grado di capire.