Da alcune ore, Matteo Renzi va dicendo che nel caso vinca il Sì, saranno comunque i cittadini a scegliere i propri senatori.

La proposta del PD per disciplinare l'elezione dei senatori, che potrà essere discussa e verrà discussa solo dopo l'approvazione del nuovo testo costituzionale, sarà la proposta Chiti, quella della minoranza del PD.

Quindi se vincerà il Sì al referendum costituzionale «i cittadini - afferma Renzi - sceglieranno i propri senatori, voteranno in modo esplicito su una scheda con il nome e cognome del senatore che vogliono mandare a Roma.»

I Senatori a cui Renzi faceva riferimento sono unicamente i consiglieri regionali. I sindaci che comunque andranno in Senato non fanno parte della proposta Chiti.

Che cosa prevede la norma ipotizzata dal senatore del PD? Al momento del rinnovo dei consigli regionali, i cittadini avranno due schede: in una voteranno i candidati alla Presidenza della regione e al consiglio regionale, nell’altra quanti si presentano anche per il Senato.

La legge avrà un impianto proporzionale: i senatori spettanti ad un partito, nelle varie regioni, saranno quelli che hanno ottenuto il maggior numero di consensi nel loro collegio.

Quindi, è evidente che da questa legge rimangono fuori circa 20 sindaci che dai cittadini non verranno eletti. Pertanto le indicazioni dei cittadini sul nuovo Senato saranno soltanto parziali.

Inoltre, non è ben chiaro come vada inteso l'impianto definito proporzionale in funzione dell'assegnazione del seggio.

Ma la proposta Chiti, come probabilmente qualsiasi altra proposta analoga, contiene in sè un paradosso di fondo: la possibilità che nessun consigliere regionale che si sia presentato in lista anche come senatore possa venire eletto all'Assemblea regionale. E in tal caso? Come farebbe una regione a mandare in Senato i propri rappresentanti?

Qualsiasi legge ben fatta dovrebbe essere inattaccabile sotto qualsiasi punto di vista e garantire delle soluzioni e delle alternative sempre.
In questo caso, va detto, la legge non è ancora stata presentata, per cui è presto per parlarne, ma le premesse non possono comunque rispettare le promesse.

Un'ulteriore riprova della confusione istituzionale che attende l'Italia nel caso che malauguratamente la riforma costituzionale venisse approvata.