Tra i segnali che portano l'ago del barometro dell'economia ad indicare la possibilità di crisi imminente, almeno secondo gli analisti, vi è la tendenza da parte degli investitori di cercare di tutelare i patrimoni finanziari in investimenti non remunerativi, ma comunque sicuri.

Così, sempre di più, titoli di Stato ad interesse negativo trovano investitori pronti all'acquisto pur sapendo che non avranno alcun ritorno in cambio, ad esclusione della salvaguardia del patrimonio, anche seppur in parte svalutato.

Poi, ci sono anche i segnali di mancata crescita dei Paesi che dell'economia dovrebbero fare da traino, sia a livello continentale che a livello mondiale. Tra questi, la Germania.

Infatti, dopo il dato negativo sul Pil relativo al secondo trimestre (-0,1% rispetto al +0,4%), la Bundesbank, nel suo rapporto mensile pubblicato oggi, non esclude che anche nel terzo trimestre il prodotto interno lordo tedesco possa essere negativo, a causa della forte contrazione della produzione industriale - la cui mancata crescita è d attribuirsi alle tensioni commerciali internazionali - causando così una recessione tecnica della prima economia in Europa, con conseguenze facilmente prevedibili per l'Italia e per gli altri Paesi cui la Germania fa da traino.

A giustificazione delle proprie preoccupazioni, la Germania ha citato il calo significativo degli ordini e una forte flessione degli indicatori del "sentiment" per le imprese manifatturiere.

A seguito di tali previsioni, il ministro delle Finanze Olaf Scholz ha dichiarato la disponibilità ad aumentare la spesa pubblica, con interventi extra fino a 50 miliardi di euro. Niente rigore, insomma. Ma i margini per fare quello che fino a ieri agli altri Paesi non era concesso per la Germania ci sono, dato che ha ridotto il rapporto debito/Pil sotto al 60%.