Espulsioni a tempo nel calcio: l’Inghilterra può sperimentarla in Fa Cup

Dopo l’introduzione del VAR, ormai relativo a sei stagioni fa, il mondo del calcio è pronto a un’altra grande novità, che rivoluzionerebbe ancora lo sport più amato del mondo: le espulsioni a tempo. Secondo quanto riportato da Calcio e Finanza, nella riunione annuale dell’IFAB, l’organo indipendente predisposto per l’introduzione o l’aggiornamento delle regole del calcio, in programma a marzo, dovrebbe arrivare il via libera alla sperimentazione.

Secondo quanto riportato dal Times, in Inghilterra, la Football Association sta prendendo in seria considerazione di sperimentare l’espulsione a tempo in FA Cup, già a partire dalla prossima stagione. La casistica dovrebbe riguardare non solo le proteste, ma anche i cosiddetti “falli tattici“, anche se la FA dovrà studiare i protocolli di applicazione del regolamento prima di dare il via libera alla novità. Alcuni dettagli sono già definitivi: l’espulsione temporanea dovrebbe durare un massimo di 10 minuti. Un esempio portato è l’iconica trattenuta di Chiellini su Saka durante la finale di Euro 2020 a Wembley fra Inghilterra e Italia.

Sempre nella riunione dell’IFAB verrà presa in considerazione anche la possibilità di introdurre una regola proveniente dal rugby che permetterà esclusivamente al capitano di potersi rivolgere all’arbitro, così da far in modo di limitare al massimo le proteste e quegli accerchiamenti di calciatori intorno al direttore di gara. Si va inoltre verso la conferma dell’annuncio allo stadio da parte dell’arbitro delle decisioni prese dopo consulto video del VAR, come già visto nel Mondiale femminile.


Inter, Juventus e Milan in assemblea di Lega: “Serie A da 20 a 18 squadre”

Le grandi escono allo scoperto. In un’assemblea della Lega Serie A accesa dalla questione della riforma dei campionati, le tre squadre col maggior bacino di tifosi d’Italia si sono esposte pubblicamente: “Siamo favorevoli alla riduzione del campionato a 18 squadre”.
Uno strappo netto. Juventus, Inter e Milan vogliono la Serie A a 18. Non sono le uniche. Ma loro sono legate da una alleanza fortissima, su questo tema e non solo. Per dare l’idea, basti raccontare come i dirigenti bianconeri e nerazzurri – avversari furibondi solo qualche ora prima a San Siro nel match scudetto – siano invece arrivati insieme all’assemblea dei club a Milano. Il motivo è che le tre grandi, prima, si erano viste in una riunione programmatica su temi politico economici. Insomma, adesso all’interno della Serie A esiste un fronte aperto: quello della Serie A a 18 che Repubblica aveva anticipato la settimana scorsa.

A fare da motore per questa iniziativa, la necessità di snellire il calendario sempre più fitto. Dalla prossima stagione le coppe europee saranno più invasive: occuperanno quattro date in più solo per la fase a gironi. La Champions avrà anche un turno in più nella fase a eliminazione diretta. Poi a fine stagione scatterà la prima edizione del Mondiale per club quadriennale: altre partite, che trascineranno la stagione ben oltre l’inizio di giugno. Insomma, un sovraffollamento di date che renderebbe impossibile giocare una Serie A 2025/26 su 38 giornate senza rischiare di dover partire – per chi partecipasse al nuovo Mundial – con una o due partite di ritardo rispetto alle altre squadre, per permettere a tutta la squadra di fare le doverose vacanze.

Da qui nasce il fronte. E attenzione: le tre grandi sono uscite allo scoperto, ma non sono sole. Su posizioni simili, almeno altre tre squadre. Forse quattro. Più qualcuno che è ancora alla finestra. Ovviamente contrarissime le piccole: il Monza è pronto alle barricate ma non è l’unica. Anzi. C’è anche chi minaccia ricorsi, nel caso si arrivasse mai a una riforma simile. Insomma, la Serie A è a fortissimo rischio spaccatura. E la discussione sulla riforma è appena all’inizio: entro una settimana la Figc produrrà un piano strategico per riformare il calcio e lo presenterà alle leghe in Consiglio federale. Che covranno decidere se accettare la sfida o far naufragare ogni progetto.


La Lega di A minaccia la scissione dalla Figc: “Vogliamo più autonomia”

Il presidente della Lega Serie A, Lorenzo Casini, ha preso parola al termine dell’Assemblea della Lega Serie A che sta segnando un autentico spartiacque nella gestione del più importante campionato italiano professionistico. Oltre alla fine del rapporto 25ennale con Tim, e l’ufficializzazione del nuovo sponsor Eni Live, c’è infatti la forte possibilità che la Lega Serie A e la FIGC prendano presto strade differenti. Ecco le sue parole raccolte dal nostro inviato Emanuele Tramacere.

MINACCIA DI SCISSIONE – “L’ultimo punto è quello delle riforme federali, abbiamo discusso l’aggiornamento del documento già predisposto nel dicembre 2022: sono state fatte alcune cose, anche importanti, quelle che la Serie A ha potuto portare a compimento. Ne restano altre da analizzare, quello che è emerso durante la discussione è che il sistema federale e il modello organizzativo dove la Serie A è collocata non sono adeguati. C’è bisogno di una maggiore autonomia e autodeterminazione delle scelte, quindi l’assembla ha deciso di iniziare un percorso di valutazione di un meccanismo di autonomia simile al modello della Premier League inglese. Nella prossima assemblea si porterà avanti questo lavoro di studio. La Premier tecnicamente non è fuori dalla Federazione, si è comunque all’interno di un sistema federale. Quello che la Premier ha di diverso è un modello organizzativo diverso, collegato al peso economico. Quello che è emerso è che attualmente il sistema organizzativo non riconosce alla Serie A il peso che dovrebbe avere in relazione al peso economico. La richiesta di aumentare il peso federale credo risalga a Beretta, 2009/2010. Non si tratta di un consigliere in più, di questioni numeriche, ma di un modello che assicuri maggiore autonomia decisionale alla Serie A rispetto a quello che può riguardare la Serie A”.

RIFORME – “Ci sono tante questioni. Le regole del gioco non vengono toccate, chiariamo subito. Dopodiché si può sperimentare, come sapete la Serie A spesso lo ha fatto. Poi ci sono tutta una serie di decisioni che riguardano non solo il campionato a livello organizzativo e di calendario, che comunque oggi è sempre sottoposto ad approvazione. C’è un tema che riguarda anche singole decisioni, come quelle sulle liste delle squadre, o le regole su extracomunitari, sui vivai: tutto quello che oggi è deciso dal consiglio federale domani potrebbe vedere la Serie A maggiormente autonoma in queste decisioni”.

ANCORA SULLA FIGC – “In realtà non c’è stato un momento di proposta, noi abbiamo discusso sugli elementi resi pubblici nel tempo ed è stato predisposto un documento, ma poi ci si è resi conto che il tema di fondo è che l’assetto federale non riconosce alla Serie A l’autonomia che dovrebbe avere”.


Blazquez: “Genoa costretto a vendere Dragusin ma siamo soddisfatti”

Andres Blazquez apre le porte del suo ufficio. Una chiacchierata con la stampa per parlare del mercato che si è concluso lo scorso primo febbraio. Direttamente da Villa Rostan e dal centro sportivo “Gianluca Signorini”, il CEO del Genoa ha fatto il punto della situazione della fine della sessione di trattative: “Siamo soddisfatti. E’ stato un mercato condizionato dagli accordi presi col Tribunale. Non potevamo fare niente fino a che non avessimo liberato alcuni stipendi o avessimo ceduto un giocatore. Eravamo costretti a vendere per poter far qualcosa. Abbiamo valutato che il giocatore che aveva un mercato più importante, in un ruolo dove eravamo messi meglio, era Dragusin. Ha ricevuto un’offerta molto importante a livello personale e noi a livello societario. Abbiamo provato a prendere il più possibile per lui sapendo che quella posizione era coperta al meglio. Siamo contenti di questa cessione, ovviamente ci mancherà Radu sia a livello personale che a livello sportivo, è un grandissimo professionista ma è anche un prestigio vendere ad un club come il Tottenham avendo avuto anche offerte dal Bayern. Questo la dice lunga del lavoro che ha svolto Spors. Sono usciti quattro giocatori che collettivamente avevano giocato 600 minuti. Erano giocatori non utilizzati dal mister e penso che la loro partenza temporale sia positiva. Li abbiamo sostituiti prendendo giocatori più funzionali per noi, come nel caso di Bohinen, acquisto importante anche per il futuro. Credo che darà cose importanti. In attacco, con un gran lavoro di scout, è arrivata una scommessa come Ankeye. E’ stata una trattativa molto difficile, è stata complicata per alcune situazioni interne finite poi sul giornale. Credo che il giocatore ci farà vedere cose importanti ma credo che ci vorranno ancora delle settimane perchè non gioca da dicembre. Vitinha ci dà delle soluzioni che non avevamo in questo momento, abbiamo avuto veramente fortuna a convincere a venire qui. Poi è arrivato Spence, giocatore che avevamo cercato in estate ma in un primo momento il costo all’epoca era proibitivo. Nella trattativa col Tottenham siamo riusciti ad avere un prezzo importante con loro che hanno mantenuto l’opzione di ricompra interessante. Imparerà col tempo come giocare, sia in difesa che in attacco, ma ci darà soddisfazione. E’ un ragazzo stupendo e credo che, se si trova bene qui, sarà un importante acquisto anche per il futuro del Genoa”.


Colpo Gudmundsson

Il CEO rossoblu poi ha svelato un retroscena di mercato su un giocatore cercato ma alla fine che non ha raggiunto la città della Lanterna: “Abbiamo mandato Ottolini all’ultimo giorno di mercato ad acquistarlo, ma non siamo riusciti a trovarlo. Era un centrocampista di inserimento”. Il vero colpo di mercato è stato trattenere Albert Gumdundsson, faro del Grifone in campo: “Sul tema Gudmundsson, mi fa un po’ sorridere tutte queste storie che sono state montate dai tifosi e dai giornalisti. Per Albert abbiamo avuto un’offerta tre giorni prima che finisse il mercato. Mi ha chiamato la Fiorentina e mi ha detto che volevano l’islandese, io gli ho risposto di non mandarci offerte perchè non lo avremmo venduto. Gli ho detto: ‘ti dico un prezzo così capisci che non vogliamo venderlo: 40 milioni’. E’ arrivata un’offerta e ho impiegato tre minuti per dire no. Ho ringraziato per l’offerta ma ho rifiutato. So che hanno insistito molto con Albert, è venuto da me, mi ha detto che gli avevano fatto un’offerta molto importante e cosa ne pensassi. Io gli ho risposto: ‘Tu sei troppo importante per noi, per venderti in questo momento. Non possiamo venderti, per noi sei la differenza tra il poter arrivare nelle prime dieci e senza di te non ci arriviamo, Le squadre ti cercano, sei un calciatore molto importante per noi e non ti posso dare via’. Lui allora mi ha detto che ha capito, ha ringraziato ed è andato via. La Fiorentina ha incrementato l’offerta e non ho risposto perchè ho detto a Barone che non lo avremmo ceduto e allora perché rispondere ad una domanda fatta prima? Albert si è comportato in una maniera impeccabile. Finito il mercato mi ha scritto un messaggio: ‘Ok Andres, adesso arriviamo nella top ten’. Non era convinto di andar via, nemmeno Dragusin”.


Albertosi, intervento al cuore: “E’ andata benissimo”

Ricky Albertosi, ex portiere del Milan e campione d’Europa nel ’68 con l’Italia, si è dovuto sottoporre a metà dicembre a un’operazione al cuore, per scompenso cardiaco associato ad un’insufficienza della valvola mitrale. L’intervento è andato benissimo, come racconta lui stesso. “In passato avevo avuto due infarti, da lì ho iniziato ad avvertire sempre più una sensazione d’affanno anche solo a camminare, facevo molta fatica. Mio nipote mi ha suggerito di rivolgermi al prof. Castriota perché un nome riconosciuto anche all’estero per interventi eccezionali. In seguito alla prima visita mi hanno messo un defibrillatore, ma dopo qualche tempo in cui sono stato monitorato mi hanno detto che era importante eseguire l’operazione”.