E allora l'informazione italiana (italiana non inglese) è stata oggi sequestrata dall'incoronazione avvenuta a Londra.
E' già abbondantemente chiaro, ma non è male ribadirlo che, in pratica si è trattato esclusivamente di una cerimonia religiosa, con una profusione di Bibbie, Spiriti Santi, autorità provenienti da Dio e via cianciando.
L'insediamento di un Presidente della Repubblica, al contrario, è una "cerimonia" laica, come è giusto che sia.
Nel mondo "occidentale" le monarchie hanno l'irrinunciabile necessità di essere validate da contenuti religiosi, in nome dell'alleanza, in atto da secoli, tra potere monarchico e potere religioso, che, nel mutuo scambio di favori e protezione, trovano determinante supporto per le loro rispettive sopravvivenze.
Nella stessa Italia ancora l'ultimo re, era appellato come “Umberto II, per grazia di Dio e volontà della nazione, Re d'Italia”, prima per volontà di Dio e poi per quello della nazione.
Abbiamo assistito al "giuramento" di Carlo III, con il quale il medesimo si è impegnato non solo a servire fedelmente la nazione e il suo popolo, ma anche e soprattutto a riconoscere l'autorità ecclesiastica, favorirla promuoverla e proteggere i suoi privilegi, ovviamente in cambio di quella "consacrazione" in nome di Dio che vincola i sudditi/fedeli all' obbedienza incondizionata.
Ormai si tratta di retaggi medievali, che sopravvivono solo grazie al ritorno economico dovuto a stantie coreografie che ancora conservano un certo potere di attrazione, dovuto all'abbaglio causato da carrozze dorate, uniformi squillanti, interminabili riti dall'esasperato simbolismo voluto dall'immancabile “tradizione” e che costituiscono l’occasione per una clamorosa passerella a reti unificate e mondovisione, del capo religioso di turno e di tutta l’organizzazione da lui presieduta.
Ben venga quindi la Repubblica con il Presidente laicamente eletto dal popolo o dai suoi rappresentanti (meglio la prima opzione) senza l'apporto inutile e furbesco di pretese e autoreferenziali autorità ecclesiastiche.