Della sua dichiarazione sul destino della Crimea rilasciata ieri in un suo intervento alla Chatham House, noto centro studi britannico specializzato in analisi geopolitiche, Zelensky non ha detto nulla nel riassunto delle sue attività quotidiane pubblicato a fine giornata nel consueto video-appuntamento notturno. I media hanno riportato che avrebbe detto che l'Ucraina, in un trattato di pace, avrebbe lasciato la Crimea alla Russia. Non avendo sottomano il virgolettato del presidente ucraino, è invece più logico ritenere che abbia detto o avesse voluto dire che la questione Crimea rimarrebbe esclusa da un accordo di pace per relegarla poi a trattative ad hoc da tenersi in futuro... come già aveva affermato in precedenza. Certo, alla fine dei giochi il risultato sarebbe identico, ma nell'immediato, con una guerra in corso, certe sfumature contano.

Di concreto, Zelensky ha reso noto che anche ieri è continuata l'evacuazione di civili da Mariupol e dall'acciaieria Azovstal, grazie alla mediazione delle Nazioni Unite e del Comitato Internazionale della Croce Rossa, con il salvataggio di oltre 40 civili, donne e bambini. Zelensky ha poi aggiunto che si sta anche lavorando su opzioni diplomatiche per salvare i militari ucraini asserragliati ad Azovstal, precisando che sono coinvolti "mediatori influenti e Stati influenti".

Sabato mattina, dall'acciaieria Azovstal sono state evacuate 50 persone, portando a 176 (secondo fonti russe) il totale dei civili finora evacuati dall'impianto siderurgico.

Ritornando alle dichiarazioni del presidente ucraino, Zelensky ha ricordato che le truppe russe stanno continuando i bombardamenti, sia con missili che con attacchi aerei, invitando gli ucraini a non ignorare le sirene antiaeree. Infatti, come molti giornalisti che si trovano sul posto hanno riportato, ormai la gente non fa più caso o quasi agli allarmi che annunciano possibili attacchi... si è abituata e per lo più tende ad ignorarli. Per questo, Zelensky ha voluto rimarcare l'importanza di osservarli scrupolosamente, così come i divieti di andar per boschi, nei territori occupati in precedenza dai russi, per la possibile presenza di mine.

Sul fronte dei combattimenti, l'offensiva russa nel Donbass si è impantanata: dopo quasi tre settimane, l'esercito di Mosca non ha fatto progressi significativi, in rapporto alla strategia militare che voleva attuare. Quale? Quella di chiudere in una morsa e dal resto del paese le forze ucraine nel Donbass procedendo da nord, lungo l'autostrada Izium-Sloviansk, e da sud, dagli oblast di Zaporizhzhia e Donetsk. 

Nel momento del massino sforzo bellico i russi, ad aprile, sono riusciti ad avanzare tra i 20 e i 30 Km, in alcune aree ma non in zone strategiche. A maggio, l'avanzata si è fermata e gli ucraini hanno riconquistato parte delle posizioni perse in precedenza. 

Sloviansk, Sievierdonetsk, Kurakhove e Avdiivka, procedendo da nord a sud nel centro del Donbass, sono le località dove nei prossimi giorni i combattimenti dovrebbero ancor di più intensificarsi.

Intanto, questo è il nuovo bollettino dello stato maggiore della Difesa ucraina, con le perdite russe dal 24 febbraio: 25.100 soldati, 1.122 carri armati, 2.713 mezzi corazzati per il trasporto di personale, 1.934 veicoli e serbatoi di carburante, 509 pezzi di artiglieria, 172 sistemi di lancio multiplo di razzi, 84 sistemi di difesa antiaerea, 155 elicotteri, 199 aerei, 341 UAV e 11 imbarcazioni, di quest'ultimo dato fa parte una fregata colpita ieri nel tratto di mare di fronte a Odessa, notizia che però i russi negano.

Aggiornamento ore 20:30

Secondo quanto diffuso nel pomeriggio dalla vice primo ministro Iryna Vereshchuk sul proprio profilo social, tutte le donne, i bambini e gli anziani rifugiati all'interno dell'acciaieria Azovstal sono stati evacuati.

"L'ordine del presidente è stato eseguito: tutte le donne, i bambini e gli anziani sono stati evacuati dall'Azovstal. Questa parte dell'operazione umanitaria a Mariupol è stata completata".

Onu e Croce Rossa a cui è stato affidato il compito di coordinare le operazioni  di evacuazione dall'acciaieria Azovstal non hanno ancora confermato l'annuncio di Iryna Vershchuk.

Comunque, data per avvenuta l'evacuazione dei civili, adesso rimane il dilemma di come tirar fuori dall'acciaieria anche gli ultimi militari ucraini che vi sono asserragliati all'interno. Una possibile soluzione può essere rappresentata dall'intervento diplomatico di Stati terzi che godano della fiducia di ucraini e russi a cui si arrendano i fanti di Marina e i miliziani dell'Azov. L'altra è un'operazione via mare in stile Dunkerque, che però appare sinceramente irrealizzabile con il mar d'Azov in mano alla marina russa.