L'espressione manzoniana "Dimmi con chi tratti e ti dirò chi sei" ha trovato fortuna nel corso degli anni, anche con alcune piccole varianti a carattere regionale, per "stabilizzarsi" nella più conosciuta affermazione "Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei".

Vediamola applicata alla possibile futura premier Giorgia Meloni che ieri ha voluto rassicurare l'Europa e non solo nel caso vincesse le prossime elezioni politiche:

"Da giorni sulla stampa internazionale leggiamo articoli nei quali Fratelli d'Italia viene descritta come un pericolo per la democrazia, per la stabilità italiana, europea e internazionale. Ovviamente nulla di vero.A questa narrazione, ispirata e alimentata dalla sinistra, ho deciso di rispondere con un video che ho registrato in francese, inglese e spagnolo (sul tedesco non mi avventuro) per spiegare meglio chi siamo e cosa vogliamo fare. Così chi volesse davvero approfondire, e non farsi imbeccare dai nostri avversari, potrà farlo.Chi invece, a sinistra, continuerà con questa narrazione non danneggerà me o FdI ma l’Italia intera. E se ne assumerà la responsabilità.Ps. Il video è stato già mandato all'estero nella versione integrale in un'unica lingua a seconda della nazione. Per voi abbiamo fatto un collage..." 

Ma chi sono coloro a cui la Meloni dice di far riferimento per dimostrare che estremista (fascista) non è?

In Spagna, il suo politico di riferimento, praticamente la sua fotocopia in fatto di programmi, è Santiago Abascal il cui partito si era opposto a spostare i resti di Franco dal memoriale della Valle dei Caduti, divenuto un riferimento per i nostalgici del regime franchista.

Negli Stati Uniti, inutile dirlo, è Donald Trump, "patriota" americano che il Congresso Usa ha messo sotto accusa per verificare la responsabilità materiale (quella politica è fuori discussione) nell'assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2020, per evitare la ratifica del risultato delle presidenziali che lui definiva prodotto da brogli elettorali che nessuno è mai riuscito a dimostrare.

Altro riferimento in Europa di ciò che la Meloni ritiene un esempio da seguire anche per l'Italia è il premier ungherese Viktor Orban.

Così Giorgia Meloni, il 26 febbraio 2021, si riferiva al politico ungherese per ringraziarlo del suo sostegno:

"Ringrazio il Primo Ministro dell’Ungheria Viktor Orbán per la lettera che mi ha inviato. Condividiamo un percorso comune basato su valori non negoziabili e lavoriamo insieme per un futuro di crescita e rilancio delle nostre Nazioni. «Onorevole Presidente, vorrei cogliere l’occasione in questo periodo difficile per ribadire la nostra disponibilità a cooperare con Lei e il Suo partito.
Dopo aver passato sedici anni all’opposizione, ho imparato che la vittoria non è mai definitiva e la sconfitta non è mai fatale. Conta una cosa sola: se siamo pronti a continuare la lotta. A tal proposito servono compagni di battaglia affidabili che abbiano una visione comune del mondo e diano risposte simili alle sfide dei nostri tempi. Auspico che la cooperazione tra Fidesz – Alleanza Civica Ungherese e Fratelli d’Italia continuerà anche in futuro e che riusciremo a mantenere le nostre relazioni di amicizia basate sulla politica del buon senso, sui valori cristiani e conservatori.
Le auguro molta forza per fronteggiare le sfide che si prospettano e tanto successo e buona salute nell'affrontare i suoi impegni carichi di responsabilità.
Distinti saluti, Viktor Orbán»".

Nel corso degli anni, in Ungheria, Orban ha riformato l'informazione mettendola sotto lo stretto controllo del governo. Lo stesso ha fatto con il potere giudiziario, con il CSM che adesso dipende dall'esecutivo.
Nel 2018 ha introdotto gli straordinari obbligatori, permettendo ai datori di lavoro di ordinare ai dipendenti di svolgere fino a 400 ore di straordinario all'anno, ritardandone anche il pagamento fino a tre anni. Durante la pandemia, ha sospeso il codice del lavoro e cancellato gli accordi collettivi, nonché limitato il diritto di sciopero e altre prerogative dei dipendenti. Successivamente, ha sostenuto la privatizzazione dei settori pubblici della cultura e della sanità. Con una legge entrata in vigore il 1º novembre 2020, i contratti di lavoro di 20.000 dipendenti pubblici del settore culturale (addetti di musei, biblioteche, archivi o istituti di studi) sono divenuti privati; nel gennaio 2021 il provvedimento è stato esteso anche ai lavoratori della sanità.
Qualche settimana fa, a fine luglio, intervenendo al Tusvanyos Summer, in Romania, secondo il testo pubblicato dal giornale Nepszava, Orban ha dichiarato che la migrazione incontrollata rappresenta una minaccia permanente, tanto che i popoli dell'Europa occidentale ormai "si mescolano" con razze extra-europee, mentre gli ungheresi "non vogliono mescolarsi. Entro il 2050, in Europa occidentale non esisteranno più nazioni, ma solo una popolazione incrociata. Noi, qui, nel bacino dei Carpazi, lottiamo contro un destino simile" (ANSA).

Nonostante queste persone siano le fonti di ispirazione che sosterranno un futuro governo a guida Meloni, in Italia dovremmo far finta che non esista un pericolo fascista da lei rappresentato.