Veneto Banca e Banca popolare di Vicenza hanno perso, entrambe, 11 miliardi di euro che corrispondeva al valore delle loro azioni. Sono state salvate e continuano ad operare, ma chi aveva investito i propri risparmi, spesso tutti i propri risparmi, nelle azioni di questi due istituti di credito ha perso tutto.

E tutto aveva perso Antonio Bedin, 69 anni, pensionato di Montebello Vicentino, che aveva investito i suoi risparmi nel titolo della Popolare di Vicenza acquistato ad oltre 60 euro per azione che, dopo il salvataggio tramite il Fondo Atlante, era crollato a 10 centesimi, con il risultato che i suoi 500 mila euro erano diventati meno di mille.

La Popolare di Vicenza  non era unna banca quotata in borsa. Il prezzo delle azioni era determinato dal consiglio di amministrazione in base alle indicazioni di consulenti esterni.

Il prezzo delle azioni della Popolare di Vicenza si deve all'ex presidente Gianni Zonin (titolare dell'omonima cantina), all'ex amministratore delegato Samuele Sorato, oggi indagati per aggiotaggio e ostacolo alle autorità di vigilanza, e alla consulenza di Mauro Bini, professore della Bocconi esperto in valutazioni d'impresa, che ad aprile 2014 ne ribadiva il valore di oltre 60 euro.

I problemi della Popolare sono venuti a galla solo dopo l'attività ispettiva della BCE, sollevando il velo su una situazione patrimoniale che non giustificava il prezzo del titolo. La domanda che ne segue è d'obbligo: e la Banca d'Italia non si era accorta di nulla? Così pare.

Nel frattempo, in seguito al suicidio del pensionato veneto, le associazioni dei consumatori non hanno tardato a farsi sentire, con il Codacons che ha invitato la Procura della Repubblica di Vicenza ad indagare per istigazione al suicidio, senza dimenticare di ricordare "agli azionisti della Banca Popolare di Vicenza che è possibile agire in sede legale per recuperare i soldi persi e ottenere i danni nei confronti dei responsabili delle perdite sul fronte degli investimenti".