Siamo fortemente influenzati dalle giornate frenetiche, dallo stress, dal voler fare tante cose velocemente, senza viverle pienamente e lasciando sempre meno spazio a ciò che conta veramente, a tutto quello che definisce il nostro modo di essere e la nostra etica.

Ma come influiscono i nostri valori sulla nostra vita e le nostre relazioni? Ognuno di noi li sviluppa in base al proprio vissuto e all’ambiente in cui vive. E’ quindi possibile rafforzarli ed educarli, oltre che in famiglia, anche in tutti gli ambienti che frequentiamo, fino a formare la persona che siamo, unica e irripetibile. 

Oggi più che mai lo sport ha un ruolo importante in tutto questo e credo debba essere un connubio con la scuola e con il lavoro. Per molti aspetti credo sia imprescindibile per la crescita e lo sviluppo psico fisico, educativo, sociale ed emotivo di un individuo, dall’infanzia fino all’età adulta. Lo sport è quindi una scuola di vita e per tutta la vita. 

Come facciamo a capire se abbiamo scelto quello giusto e soprattutto a valutare la qualità dell’ambiente in cui lo pratichiamo?

Ogni persona sceglie di fare sport per motivi differenti: per mantenersi in forma, per distrarsi dalla quotidianità, per provare emozioni uniche e motivanti. 

Proprio qualche giorno fa, un allievo e amico della scuola di ballo e fitness che frequento, a fine lezione ha esordito dicendo: "alcune volte mi capita di essere giù, ma basta aprire la porta della scuola, vedere le persone felici di ballare per ricaricarmi, motivarmi e rigenerarmi ".

Cosa si cela dietro queste parole?

Fino a qualche tempo fa pensavo che praticare sport e frequentare una palestra piuttosto che un’altra non facesse differenza. L’obiettivo primario di chi decide di praticare uno sport qualunque è quello di mettersi o mantenersi in forma fisicamente. Lo era anche per me, fino a quando ho capito che in realtà frequentare una scuola o un centro sportivo rispetto ad un altro è prima di ogni altra cosa un percorso di crescita personale e soprattutto emotiva oltre che di miglioramento fisico.  

Nella scelta è importante sapere che l’ambiente sportivo che andremo a frequentare è guidato da persone competenti. Questo è indiscutibile, ma non basta. Non sono sufficienti le competenze tecniche, dal momento che viene coinvolta la nostra sfera emotiva. Bisogna valutare attentamente tutta l'energia che nasce dalla passione, l'amore per il lavoro, la creatività, l'originalità e l’ascolto che un insegnante, un allenatore, un istruttore o un maestro ha nei confronti degli allievi. Quello che fa la differenza sono le PERSONE.

Qualcuno ha scritto che “Nel corso di una vita, avere avuto un insegnante piuttosto che un altro può fare una grande differenza”. Ed è proprio così. Lo spiega l'etimologia della parola stessa. Insegnare vuol dire "incidere", "imprimere" e quindi il tipo di insegnamento e soprattutto il modo di insegnare, incide in modo decisivo sulla persona e su quello che diventerà.

L’armonia che si può trovare in un ambiente sportivo è il frutto di valori saldi come la collaborazione, il rispetto, il lavoro di squadra, la voglia di fare, la disciplina e la determinazione. E' essenziale che ci sia un leader che sia un esempio e una guida per ogni bambino, ragazzo o adulto.  

Tutti dovranno riconoscere dal primo momento dove si trovano e con chi avranno che fare. 

Una persona che troverà un ambiente sicuro, rassicurante e familiare, si sentirà a casa e darà allo sport, alla squadra, alla crescita del gruppo tutto se stesso. 

Un ambiente sano educa alla lealtà, al rispetto delle regole e soprattutto delle persone, educa al "valore della sconfitta" e al rispetto dell’ "avversario", tanto da non considerarlo mai tale, ma  qualcuno con cui ci si confronta e addirittura riconoscere in quest’ultimo un potenziale per la propria crescita, con la consapevolezza che possiamo sempre imparare dagli altri. 

Conoscere il “fair play”, di cui poco si parla, è alla base di qualsiasi comportamento etico in una società sportiva. La vera vittoria sarà di chi saprà vincere o perdere sapendo di aver dato il massimo nel rispetto dei valori. Il mese scorso Mariaclotilde Adosini vince nelle scherma per un errore dell'arbitro. La vittoria è sua. La gara si poteva chiudere così. Ha deciso comunque di risalire sulla pedana per rigiocare quel punto e perde. E ancora durante le Olimpiadi di Atene del 2004 Michael Phelps, campione indiscutibile nel nuoto con sei medaglie d’oro conquistate, decide di non gareggiare nella staffetta per dare l’opportunità ad un suo compagno di squadra di salire sul podio e provare quell’emozione unica, di quando vinci una medaglia d’oro. Vince sempre chi ci lascia un insegnamento.

Nello sport l’aspetto ludico è fondamentale e deve essere una costante a qualsiasi età. Lo esplicita anche la Convenzione dei Diritti del Fanciullo (1989) che sancisce all’articolo 31 “Il diritto al gioco” ed alle attività ricreative. I bambini in particolar modo hanno esigenze e prospettive diverse di un adulto e non possono essere considerati adulti in miniatura. Bisogna avere approcci e obiettivi diversi per i bambini e per gli adulti. Ad ogni modo ogni bambino ed ogni individuo a qualsiasi età, deve avere il diritto di ritagliarsi degli spazi per divertirsi e staccare dal ritmo delle attività quotidiane. È quindi dovere del luogo sportivo assicurare oltre all'apprendimento e al lavoro fisico, anche momenti di gioco e leggerezza. Chi lo ha detto che non si può apprendere e lavorare divertendosi?

E poi, come dice Pancho Gonzales, "c’è un circolo virtuoso nello sport: più ti diverti più ti alleni; più ti alleni più migliori; più migliori più ti diverti".

Quindi il divertimento è un ingrediente determinante affinché si ottengano eccellenti risultati. 

Penso dunque occorra dare allo sport la stessa valenza educativa che viene data alla scuola, considerando che lo sport è una scuola senza limiti di età ed appunto per tutta la vita.

 E voi cosa ne pensate?

 Buona vita sportiva e scegliete bene!