L’Italia di Luciano Spalletti ha subito una sconfitta pesante contro la Germania (1-2) nella gara d’andata delle Final Four di Nations League, che rende ancora più complicato il cammino verso la qualificazione diretta per i Mondiali del 2026. La squadra azzurra ha mostrato alcuni sprazzi di gioco interessante, ma le disattenzioni difensive sono costate care, condannando la squadra a una rimonta tedesca nel secondo tempo. Nonostante il gol iniziale di Tonali e diverse occasioni per raddoppiare, l’Italia ha ceduto dopo i gol di Kleindienst e Goretzka, mostrando una certa fragilità nella gestione della partita.
Questa partita evidenzia una delle difficoltà maggiori di Luciano Spalletti nel fare decollare la nazionale: la mancanza di solidità difensiva e la difficoltà nel mantenere la concentrazione per tutta la durata della gara. Le uniche due grandi distrazioni difensive hanno permesso alla Germania di ribaltare il punteggio, mostrando ancora una volta che l’Italia non riesce a gestire a pieno una partita di alta intensità. Nonostante una buona organizzazione di gioco, con una gestione intelligente del possesso e alcuni spunti individuali da parte di giocatori come Tonali, Kean e Barella, la squadra è ancora troppo vulnerabile in fase difensiva.
In questo contesto, una delle problematiche che Spalletti si trova ad affrontare riguarda la composizione della nazionale, influenzata da un campionato italiano sempre più caratterizzato dalla presenza di giocatori stranieri. Con tanti talenti stranieri che affollano le formazioni dei club italiani, i margini di crescita per i giovani italiani sono limitati, riducendo così il numero di giocatori che possono fare esperienza ad alti livelli. Questo fenomeno influisce non solo sulla qualità della nazionale, ma anche sulla capacità di sviluppare una squadra solida e ben integrata. Molti dei migliori talenti italiani sono costretti a emigrare all’estero o a non trovare spazio nei club di Serie A, privando la nazionale della possibilità di formare una squadra più coesa e preparata.
Inoltre, la difficoltà di Spalletti nel far decollare l’Italia si lega anche alla gestione dei singoli talenti e alla costruzione di un gruppo che riesca a esprimere un gioco fluido e continuo. Se da una parte ci sono giocatori di grande talento, come Tonali, Barella e Kean, dall’altra ci sono ancora lacune nella chimica di squadra e nella gestione delle fasi cruciali della partita. La gestione della pressione e la capacità di reagire dopo un gol subito sono aspetti fondamentali che ancora mancano. Le scelte tattiche, purtroppo, non sembrano sempre in grado di arginare questi problemi, come dimostrato dalla partita contro la Germania, dove, dopo aver preso il vantaggio, l’Italia non è riuscita a mantenere il controllo del gioco.
Un altro aspetto che complica ulteriormente la situazione è la pressione che si accumula su Spalletti in un momento così delicato. La sconfitta contro la Germania rende necessario un miracolo a Dortmund per mantenere vive le speranze di qualificazione alle Final Four di Nations League ed evitare un girone di qualificazione più arduo per il Mondiale del 2026. La necessità di rimettere in piedi la squadra in vista di partite decisive non solo amplifica le difficoltà già presenti, ma rischia di condizionare ulteriormente la crescita di una squadra che fatica a trovare il suo equilibrio.
In definitiva, il cammino della nazionale italiana sembra essere più complicato di quanto inizialmente previsto. Le difficoltà di Spalletti nel costruire una squadra solida e coesa si sommano al contesto complesso del calcio italiano, caratterizzato dalla massiccia presenza di stranieri, che limita le opzioni per la selezione di talenti puri. Le prospettive per il futuro sono incerte, ma se l’Italia vuole davvero competere ai massimi livelli, è fondamentale un cambio di mentalità e una rinnovata attenzione alla valorizzazione dei talenti italiani, sia a livello di club che in nazionale. La partita contro la Germania è solo l’ennesima conferma che, per l’Italia, la strada verso i successi internazionali è tutt’altro che in discesa.