«Gesù rivela ai suoi amici, e anche a noi, il suo più ardente desiderio: portare sulla terra il fuoco dell'amore del Padre, che accende la vita e mediante il quale l'uomo è salvato. Gesù ci chiama a diffondere nel mondo questo fuoco, grazie al quale saremo riconosciuti come suoi veri discepoli».
Così il Papa, durante l'Angelus di metà agosto, spiega la pagina del Vangelo di Luca dove Gesù dice ai suoi discepoli: "Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!"
«Questo - ha proseguito Francesco - si è visto fin dai primi tempi del Cristianesimo: la testimonianza del Vangelo si è propagata come un incendio benefico superando ogni divisione fra individui, categorie sociali, popoli e nazioni.
La testimonianza del Vangelo brucia, brucia ogni forma di particolarismo e mantiene la carità aperta a tutti, con la preferenza per i più poveri e gli esclusi.
L'adesione al fuoco dell'amore che Gesù ha portato sulla terra avvolge l'intera nostra esistenza e richiede l'adorazione a Dio e anche una disponibilità a servire il prossimo».
Ed ecco come spiega il Papa l'altra affermazione di Gesù, quando dice: "Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione".
«Il bene dal male, il giusto dall'ingiusto», ha spiegato Bergogio. «In questo senso è venuto a "dividere", a mettere in "crisi" – ma in modo salutare – la vita dei suoi discepoli, spezzando le facili illusioni di quanti credono di poter coniugare vita cristiana e mondanità, vita cristiana e compromessi di ogni genere, pratiche religiose e atteggiamenti contro il prossimo.
Coniugare, alcuni pensano, la vera religiosità con le pratiche superstiziose: quanti sedicenti cristiani vanno dall'indovino o dall'indovina a farsi leggere la mano! E questa è superstizione, non è di Dio.
Si tratta di non vivere in maniera ipocrita, ma di essere disposti a pagare il prezzo di scelte coerenti – questo è l'atteggiamento che ognuno di noi dovrebbe cercare nella vita: coerenza – pagare il prezzo di essere coerenti col Vangelo. Coerenza con il Vangelo. Perché è buono dirsi cristiani, ma occorre soprattutto essere cristiani nelle situazioni concrete, testimoniando il Vangelo che è essenzialmente amore per Dio e per i fratelli.»
Ovviamente, il Papa si rivolge al mondo, anche se la finestra da cui parla si affaccia su Roma e sulle istituzioni che governano l'Italia.
Per questo, non può non saltare agli occhi che il ritratto dell'ipocrita che crede di poter coniugare vita cristiana e mondanità, vita cristiana e compromessi di ogni genere, pratiche religiose e atteggiamenti contro il prossimo... calza a pennello con l'immagine di sé che Matteo Salvini cerca di propagandare ai suoi "adepti".
Pertanto, oggi è stato ufficialmente dichiarato, etichettato, bollato, firmato e controfirmato addirittura da chi siede al vertice della Chiesa cattolica che, nonostante si affanni a baciar rosari, a sventolar vangeli e ad invocare santi e madonne, Salvini è un ipocrita che con la testimonianza del Vangelo ed il cristianesimo non ha nulla a che vedere.