Lunedì scorso i curdi iracheni hanno fatto un referendum il cui risultato impone o imporrebbe alla regione autonoma nel nord dell'Iraq, in cui risiedono, che per loro è arrivato il momento di diventare Stato autonomo. L'Iraq, dal canto suo, ritiene che il voto sia incostituzionale e che qualsiasi richiesta ad esso collegata non sia da prendere in considerazione.
Ma al referendum hanno guardato con attenzione, se non con enorme fastidio e preoccupazione, sia l'Iran che la Turchia che, a loro volta ospitano comunità curde legate culturalmente e geograficamente a quella iraniana. I curdi uno Stato lo avevano, ma quando l'impero ottomano è collassato, ormai un secolo fa, si sono trovati divisi tra Iraq, Turchia, Siria e Iran.
Dopo aver contribuito e non poco, a sconfiggere l'Isis, specialmente in Iraq sopperendo alle disfatte dell'esercito iracheno, adesso i curdi vedono nell'indipendenza un dovuto riconoscimento al loro sacrificio, anche - se non soprattutto - in termini di vite umane.
Dato che iracheni e turchi, e in specila mopdo i secondi supportati dai russi in toto, non la pensano allo stesso modo, non è illogico pensare che, mentre in quell'area sta per finire una guerra, già se ne prospetta un'altra dalle conseguenze ancor più incerte e drammatiche.
E tanto per rendere la situazione ancor più caotica c'è pure da sottolineare la totale comunanza d'intenti tra Russia e Turchia. Ricordate la Merkel che qualche settimana fa, in campagna elettorale, diceva che non avrebbe più accettato la Turchia in Europa? Quasi una battuta, visto che Erdogan a tutto pensa, ma non certo ad entrare nell'Ue.
Giovedì ha avuto un colloquio con quello che ormai si può definire il suo più stretto alleato, Putin, con cui ha discusso della situazione in Iraq e Siria e, soprattutto ha definito l'acquisto di missili russi S-400 da integrare nel sistema di difesa turco. La Turchia fa parte della Nato ed integrare i missili russi in un sistema di difesa già esistente significa condividere con i russi informazioni del sistema di difesa Nato, che invece dovrebbero rimanere riservate.
In pratica, in Medioriente, si sta formando un guazzabuglio di interessi che non promette niente di buono.