Così, giovedì si è espresso l'ex segretario Pd, Nicola Zingaretti, sul proprio addio alla segreteria e sul futuro del partito:

"Il Governo Draghi ha iniziato il suo cammino. L’Italia è in buone mani. Dopo l’irresponsabile crisi, che ha portato alla caduta del Governo Conte, sono soddisfatto si sia giunti a un’ottima conclusione. Negli ultimi due anni il Partito Democratico, dopo la drammatica sconfitta del 2018, è tornato politicamente centrale, è salvo e più forte, ha governato l’Italia con risultati positivi e, grazie a donne e uomini straordinari, è tornato a vincere in molti Comuni e Regioni. Un Pd autonomo e forte in coalizioni competitive. Questa è stata ed è la strategia da perseguire. La vocazione maggioritaria che dobbiamo coltivare, non significa isolamento o settarismo.Ciò che si è realizzato in questi anni costituisce un patrimonio di tutti.Eppure puntuali, quando le cose stavano migliorando, sono tuttavia tornati i soliti rumori di sottofondo e permanenti. Nessuna reale proposta politica alternativa, ma un lungo e strisciante lavorio distruttivo che stava allontanando il PD dalla realtà. Non c’entra niente il pluralismo o la collegialità, che rappresentano condizioni essenziali di un partito e che anzi in questi due anni hanno avuto nel PD una nuova cittadinanza: quello che si è affermato è stato il rifiuto di sviluppare il confronto nelle sedi proprie per poi promuovere continue polemiche pubbliche. Mentre gli altri partiti rilanciavano il loro progetto, noi rischiavamo di implodere.Non si poteva andare avanti così. [...]Per questo ho presentato le dimissioni: perché era giusto fare chiarezza e richiedere una vera assunzione di responsabilità da parte di tutte e di tutti. Non ho voluto in alcun modo essere di ostacolo a questo compito.Continuerò a dare il mio contributo attivo da Presidente di Regione e anche nel dibattito politico con le mie idee. Alla luce del sole. Ora sono convinto che la soluzione più forte ed autorevole per prendere il testimone della Segreteria sia Enrico Letta. La sua forza e autorevolezza sono la migliore garanzia per un rilancio della nostra sfida di grande partito popolare, vicino alle persone e non alle polemiche. Promotore di un progetto per l’Italia e l’Europa e baricentro di qualsiasi alternativa alle destre. Tutto il sistema politico italiano sta ridefinendosi. Il Pd con Letta definirà un suo profilo adeguato e competitivo. [...]"


L'endorsement di Zingaretti nei confronti di Enrico Letta non è stato vano e forse neppure casuale. E così ha risposto quello che in questo momento è il dem più accreditato per sostituirlo:

"Francamente lunedì scorso non avrei mai immaginato che oggi sarei stato qui ad annunciare la mia candidatura alla guida del Pd. Quel partito che ho contribuito a fondare e che oggi vive una crisi profonda. Lo faccio per amore per la politica, passione per i valori democratici".

La cosa più importante, però, Letta l'ha detta quando ha dichiarato che non cercherà l’unanimità del partito, ma la verità nei rapporti, chiedendo agli iscritti di votare sulla base di ciò che dirà... come unica strada per far uscire il partito dalla crisi attuale e guardare lontano.

Riuscirà Letta nel tentativo di liberare il partito dalle "scorie" renziane, magari mettendo alla porta una serie di personaggi che adesso agiscono esclusivamente come cavalli di Troia al comando del proprietario di Italia Viva? Sarà interessante, domenica, ascoltare le sue parole, perché alla fine questo è l'aspetto più importante da conoscere nell'ottica della chiarezza dei rapporti da lui anticipata.

L'altra sfida di Letta, non certo di minore portata, sarà quella di definire quale dovrà essere l'identità del partito. Nato come forza socialdemocratica, il Pd è stato caratterizzato dal maanchismo veltroniano, che lo ha reso un progetto amorfo che voleva parlare a tutti, ma che ha finito per non riuscire a parlare con nessuno. E in quel periodo il Pd non poteva iscriversi al gruppo dei socialisti in Europa, pena il rischio scissione della componente ex-Margherita. 

Un problema non da poco, risolto con l'avvento di Renzi alla segreteria. Il senatore fiorentino fece iscrivere il Pd tra i socialisti in Europa, mentre in Italia trasformò il partito in una sorta di replica di Forza Italia, agendo in base ad un modo tutto suo di intendere la coerenza in politica. 
Zingaretti ha provato a dare un'identità al Pd, cercando allo stesso tempo di mantenerne unite la varie correnti, che però, come si è visto, navigano in opposte direzioni. 

Letta sembra aver capito la lezione, ma la domanda che, prima o poi, chiunque finirà per farsi è come un ex democristiano potrà dare un'identità socialista o socialdemocratica ad un partito che ancora pretende di voler conservare l'eredità del vecchio PCI? Non resta che ascoltare Letta per saperlo.

L'Assemblea nazionale del Partito Democratico si terrà nella giornata di domenica 14 marzo, a partire dalle ore 9.30, in modalità webinar.