Per la giustizia spagnola, Carles Puigdemont è un latitante e per tale motivo la giudice Carmen Lamela, che ha spedito in galera gran parte dei membri che costituivano il governo autonomo catalano, ha spiccato un mandato di cattura internazionale per fare altrettanto con lui e gli altri che si sono rifugiati in Belgio.

Che quella di Puigdemont fosse o meno una strategia studiata in anticipo non è possibile affermarlo. In ogni caso, quello che l'ex presidente della Generalitat sta ottenendo è il massimo cui poteva ambire: rendere il problema relativo all'indipendenza della Catalogna un problema di carattere non più nazionale, ma internazionale.

Adesso, la Spagna si troverà costretta, proprio nel Paese dove ha sede l'Unione europea, a dover spiegare ad una corte di giustizia che è lecito che delle persone rischino 30 anni di galera solo per il fatto di aver fatto votare i propri amministrati, seppur in un'elezione ritenuta non valida dalla Corte costituzionale spagnola, e di aver dato seguito a quanto da loro chiesto con il voto... senza richiamare o far ricorso all'uso della violenza.

Violenza a cui invece ha fatto ricorso il democratico Stato spagnolo tramite la Polizia nazionale e la Guardia Civil, senza dimenticare il carcere preventivo per oltre dieci persone colpevoli di aver promosso, sempre in modo pacifico, la causa dell'indipendenza della propria regione.

L'Europa, che pilatescamente ha finora eluso la questione catalana definendola questione locale su cui non ha competenza alcuna - la stessa Europa che invece pensa di aver competenza sulla questione palestinese e quella siriana! - si troverà a breve a dover affrontare un interrogativo semplice, ma fondamentale, relativo a quello che sta avvenendo, che riguarda i principi fondativi dell'Unione.

Sembrerà strano, ma quella che tutti credono essere un'unione esclusivamente economica, nonostante l'Europa abbia - per il momento - rinunciato ad una Costituzione, è comunque un'unione che ha costruito le sue basi sui principi di democrazia e libertà cui i suoi membri si devono costantemente attenere. È chiaro che nei prossimi giorni qualcuno, a buon diritto, comincerà ad interrogare Parlamento e Commissione europea sul fatto che la Spagna, che vuole mandare in galera per 30 anni i rappresentanti del legittimo governo autonomo catalano, possa rispettare o meno i principi fondanti dell'Unione.

Chissà se a Mariano Rajoy, principale responsabile della crisi catalana, tutto questo sia mai passato per l'anticamera del cervello! Sicuramente è un problema che a breve sarà comunque costretto ad affrontare e che, almeno a livello d'immagine, lo vede già perdente.

Ed a proposito di sconfitte, da ricordare anche che gli indipendentisti catalani - ormai in nettissima maggioranza nella regione spagnola, nonostante i media si affannino a far credere il contrario - si stanno organizzando per presentarsi alle elezioni di dicembre creando un fronte comune, un'unica lista.

La domanda che chiunque si pone, che cosa penserà di fare Rajoy dopo il 21 dicembre quando gli indipendentisti avranno ottenuto alle elezioni da lui indette una stragrande maggioranza? A quel punto penserà di arrestare per sedizione e ribellione l'intera popolazione che vive in Catalogna?