Il coronavirus non ferma la politica e, soprattutto, non ferma le strategie degli affamati di visibilità e potere che, almeno in Italia, ne sono protagonisti. Un esempio su tutti è rappresentato dai due Mattei (Salvini e Renzi) che imperversano da tempo sulle sorti di un Paese che già in precedenza era allo stremo e che adesso è oramai quasi morto.

Un Matteo, Salvini, dopo aver promosso la riapertura della qualunque a fine febbraio, successivamente, in base al "mood" del momento, si è prontamente riconvertito al vangelo del "chiudere tutto" oggi per ripartire, sani, domani.

L'altro Matteo che si è creato un partito ad hoc pensando di diventare il Craxi del 2000, con Italia Viva ago della bilancia dei governi dei prossimi venti anni, è stato spiazzato dalla Covid-19 che gli ha smontato tutti i "giochini" che aveva preparato per calendarizzare a proprio comodo le prossime elezioni. 

Così, dimenticato da tutti e in calo di consensi, Matteo Renzi ha deciso di scalare la classifica della visibilità e del consenso dichiarando che adesso l'Italia deve iniziare a riaprire, gradualmente, anche prima di Pasqua, perché con il virus dovremo convivere per mesi e mesi. 

Lo ha detto in un'intervista ad Avvenire, motivando così la sua "strategia".«Bisogna consentire che la vita riprenda. E bisogna consentirlo ora. Sono tre settimane che l`Italia è chiusa e c'è gente che non ce la fa più. Non ha più soldi, non ha più da mangiare. I tentacoli dell'usura si stanno allungando minacciosi, specialmente al Sud. Senza soldi vincerà la disperazione. Serve attenzione, serve gradualità, serve il rispetto della distanza. Ma bisogna riaprire. È un quadro terribile. È un quadro vero. E allora insisto: l'Italia non può stare ibernata per un altro mese perché così si accende la rivolta sociale. I balconi presto si trasformeranno in forconi; i canti di speranza, in proteste disperate. È per questo che le istituzioni devono agire senza perdere nemmeno un giorno».

Naturalmente, Renzi si è ben guardato dal ricordarsi e dallo spiegare perché l'Italia sia chiusa, di parlare di picco del contagio, del fatto che le misure di contenimento finora adottate risulterebbero inutili se non si attendessero almeno 15 giorni da una decrescita sostanziale del numero di nuovi contagiati, ecc.

Per lui era conveniente dire che «serve un piano per la riapertura. Le fabbriche devono riaprire prima di Pasqua. Poi il resto. I negozi, le scuole, le librerie, le messe. Sì, non ci scambieremo il segno della pace ma torneremo a messa. O almeno a fare l'adorazione insieme»...

E lo ha detto! E pure le scuole devono essere riaperte: «Sì, bisogna ripartire. Il ministro giovedì in Senato è stata poco chiara sui tempi, ma bisogna riaprire. Bisogna garantire gli esami: il sei politico fa male. I ragazzi hanno il diritto di essere valutati e il governo ha il dovere di permetterlo. E allora faccio una proposta concreta: si torni a scuola il 4 maggio. Almeno i 700mila studenti delle "medie" e i 2 milioni 700mila delle "superiori". Tutti di nuovo in classe, mantenendo le distanze e dopo aver fatto comunque tutti un esame sierologico: una puntura su un dito e con una goccia di sangue si vede se hai avuto il virus. È probabile che tanti ragazzi abbiano già contratto il Covid senza mostrare sintomi: sarebbe uno screening di massa importante».

Naturalmente, Renzi si guarda bene dallo spiegare che cosa bisogna fare se un alunno non abbia contratto il virus e, soprattutto, come applicare e far rispettare le distanze di almeno un metro nelle classi delle scuole italiane. Ma tant'è...

Poi arrivano le critiche a Conte, perché nonostante il suo partito faccia parte della maggioranza, deve comunque attaccarlo perché lo ha identificato come ostacolo al proprio consenso, e pertanto nemico, al suo percorso politico. Quindi...«Ogni tipo di richiesta di denaro va sospesa: tasse, affitti, mutui. Chi è stato chiuso regge se gli elimini le scadenze o se gli offri una straordinaria iniezione di liquidità. È la sola strada: lo Stato deve dare garanzie alle banche e le banche devono garantire liquidità. Senza pretendere modulistiche infernali, deve bastare un modulo di richiesta sulla base del fatturato dell'anno prima e la garanzia dello Stato».

Per Renzi, «la stagione del coronavirus ha un prima, un dopo, ma anche un durante. E nel durante bisognerà fare i conti con la realtà. Per un anno non ci daremo più la mano. Non staremo più attaccati nelle tavolate in pizzeria, si andrà al cinema e al teatro mantenendo la distanza di sicurezza. Si eviteranno i posti affollati e si lavorerà di più da casa. Si vivrà diversamente, ma si vivrà. Bisogna ripartire, però. Perché l'alternativa è chiudersi in casa e morire. Penso spesso a Firenze: dopo la peste del 1348 creò il Rinascimento. Penso che per arrivare al dopo bisogna attraversare il durante. Faremo fatica ma ce la faremo».

Inutile pretendere che ci spieghi come, con le sue parole, possa dar seguito all'unità chiesta da Mattarella, in modo da evitare fratture e contrapposizioni sociali in un periodo come questo. Ma per gente come Renzi non c'è situazione che possa giustificare l'insana e immotivata ambizione nell'affermazione di se stessi. Quindi perché stupirsi se per le "strategie" di Renzi migliaia di italiani possono essere "sacrificabili"?