La moda italiana, uno dei simboli indiscussi del Made in Italy, sta attraversando un momento di forte pressione sui mercati internazionali. Non è una novità, ma oggi la situazione impone riflessioni serie e strategie incisive.

Tra le principali criticità, i dazi USA al 20% colpiscono duramente le PMI, che rappresentano oltre il 60% dell’export del comparto moda. Una misura che riduce drasticamente i margini operativi e compromette la competitività di un tessuto imprenditoriale già fragile.

A peggiorare il quadro, l’Italian Sounding continua a diffondersi, con produzioni estere che imitano – spesso in modo grossolano – l’estetica italiana, erodendo il prestigio del nostro marchio nazionale e confondendo il consumatore. A ciò si aggiunge una burocrazia che, più che agevolare, soffoca le imprese, rallentando innovazione e investimenti.

In questo scenario, diversificare i mercati di riferimento diventa una necessità, più che una scelta strategica. Tre le direttrici principali: India e Vietnam, mercati emergenti e sempre più assetati di stile europeo, offrono opportunità concrete anche grazie a trattati di libero scambio come l’EVFTA, che abbattono dazi e semplificano le procedure di esportazione. Il Golfo Persico, in particolare Emirati e Arabia Saudita, mostra un appetito crescente per il lusso Made in Italy, con consumatori sempre più attenti al valore e alla tradizione.

Parallelamente, l’Italia non resta a guardare. Si lavora su tre fronti prioritari: Negoziazioni a livello UE per abbattere le barriere tariffarie nei mercati strategici; Snellimento della burocrazia, con riforme per velocizzare autorizzazioni e accesso agli incentivi; Tutela del prodotto italiano, con un rafforzamento dei marchi IG (Indicazioni Geografiche) anche nel settore moda, per difendere l’unicità del saper fare italiano.

Come membro del Dipartimento Nazionale Imprese e Mondi Produttivi di Fratelli d’Italia
ritengo che la moda italiana non debba solo essere difesa, ma rilanciata come asset strategico del sistema Paese. Serve un patto forte tra politica, imprese e territori per garantire che il valore prodotto in Italia resti in Italia.

Diventa fondamentale, a tal proposito, rafforzare le reti tra imprese, con poli territoriali in grado di internazionalizzare anche le piccole realtà.

Sul fronte dell’Italian Sounding, occorre passare dalle denunce simboliche a un’azione sistemica e strutturata, con una cabina di regia interministeriale che metta in campo strumenti legali, diplomatici e commerciali per contrastare la concorrenza sleale.

Come Fratelli d’Italia, siamo convinti che il futuro della moda italiana si giochi sul binomio identità–innovazione. E su questo saremo sempre al fianco di chi produce valore, cultura e bellezza per l’Italia e per il mondo.