Un tragico bilancio, quello denunciato da Amnesty International: durante una manifestazione pacifica, le forze di sicurezza etiopi avrebbero aperto il fuoco, uccidendo almeno 100 persone e ferendone qualche centinaio.

Fonti attendibili - continua Amnesty - hanno fornito i dati riportati, ma il governo etiope non conferma e non smentisce, anzi ne parla il meno possibile.

La manifestazione era stata indetta per chiedere riforme politiche, giustizia e stato di diritto nelle due regioni più popolose del Paese( gli Amhara rappresentano il 27% della popolazione, mentre gli Oromo circa il 34%), e migliaia di manifestanti si sono riversati sulle strade.

Ingente lo schieramento delle forze di sicurezza: purtroppo - in passato - gli Oromo avevano dato vita ad altre manifestazioni  contro il piano del governo di inglobare terre agricole della propria comunità in una macroregione della capitale Addis Abeba, manifestazioni che erano sfociate in atti di violenza.

USO ECCESSIVO DELLA FORZA, OBIETTIVO: METTERE A TACERE GLI OPPOSITORI

Amnesty rincara la dose, affermando che il più alto numero di vittime è avvenuto nella città di Bahir Dar, capoluogo degli Amhara, dove sarebbero state uccise in un solo giorno almeno 30 persone. Altre 67 persone sono state uccise in Oromia tra sabato e domenica. Centinaia di persone sono state inoltre condotte in centri di detenzione non ufficiali, tra cui basi dove vengono addestrate forze di polizia ed esercito. Il direttore regionale di Amnesty, Michelle Kagari, ha detto: "La risposta delle forze di sicurezza etiopi è stata forte, ma non sorprendente. Le forze di sicurezza etiopi hanno sistematicamente fatto ricorso a un uso eccessivo della forza nei loro errati tentativi di mettere a tacere le voci di dissenso".