«Partecipare al Salone del Libro di Torino penso sia l’obiettivo di qualsiasi autore. Mi aspetto sia il master giusto da poter fare e desidererei avere l’attenzione di chi potrebbe fare di questo mio messaggio un discorso di più ampio respiro». Con queste parole, Maria Carla Forte commenta la sua presenza a uno degli eventi culturali più importanti in Italia e nel mondo, in vetrina con la sua casa editrice Aletti, annoverata tra gli oltre mille editori ospitati al Lingotto Fiere, dal 15 al 19 maggio 2025. Il titolo dell’opera è “Ladra d’Amore”, pubblicata nella collana “I Diamanti della Narrativa”. 

L’esistenza di Eva, appena quindicenne, si perde nel tempo di un’esperienza devastante e la perversione diventa il suo mantra. La sessualità, perpetuata con ostinata determinazione, crea nella sua mente una spirale infernale. L’amara esperienza, di questo romanzo-confessione, è tratta da una vicenda reale. Nel vecchio che muore c’è il nuovo che nasce: in questo monito trova la sua riabilitazione.

«La ninfomania, da cui la protagonista viene braccata, la rende - spiega l’autrice di Fondi (Latina) - cacciatrice notturna di uomini: una ladra d’amore! Ho tratto la trama del racconto da una storia vera di una giovane alla quale ho dato aiuto, nella mia professione di pedagogista clinico». Il libro rappresenta una testimonianza di vita vera in cui la scrittura e l’arte della narrazione diventano catartiche per tirar fuori tutto ciò che interiormente pesa. Una storia tormentata, in cui la sofferenza porta a guardarsi dentro e a comprendere a fondo se stessi. E’ così che «Ladra d’amore» è la rinascita di un’anima, un inno alla speranza, a non arrendersi mai. «Eva è il monito giusto, l’esempio da seguire per poter risorgere a nuova vita: lei ce l’ha fatta, quindi tutti possiamo farcela!». 

Il romanzo - scritto con un linguaggio scorrevole e incisivo, caratterizzato da una costruzione paratattica, spesso usata nei testi descrittivi, poiché questa modalità conferisce chiarezza alla descrizione - mette il lettore dinanzi alla realtà anche più dura e suscita emozioni che devono necessariamente sviluppare una coscienza critica. “La violenza sulla donna spegne la luce della propria anima” - si legge nel testo. Ma è proprio dalla sofferenza che può nascere la bellezza, la vera consapevolezza del proprio Io, senza piangersi addosso ma attraversando il dolore. Solo così si può uscire dal buio e intravedere un barlume di speranza. Cadendo e rialzandosi. «Ognuno ha diritto alla propria luce - afferma Maria Carla Forte - e a nessuno è concesso il diritto di spegnerne alcuna. Per poter risalire la china dobbiamo toccare il fondo, guardare ciò che è successo con occhi nuovi e benevoli, sondare e rivivere con lacrime ogni vissuto, perdonarci, per il male fatto agli altri e a noi stessi. Anche quando si pensa che tutto sia perduto, una rinascita è sempre possibile».

E’ un libro da leggere e interiorizzare per migliorare se stessi e le proprie relazioni con gli altri. Per avere cura della persona. Ma anche un monito a chi è vittima di relazioni tossiche e di violenza: lottare per salvarsi, proprio come ha fatto la protagonista, per non morire di anoressia, malattia che la stava divorando. Nella disperazione ha voluto e saputo rialzarsi dal baratro, in cui era deliberatamente finita, e ritornare a vivere nella sua possibilità di rinascita. Infine, il messaggio dell’autrice a tutti i lettori: «Difendere sé stesso significa difendere il mondo; avere cura del proprio “Io”, proteggerlo, ma soprattutto conoscersi profondamente è la chiave giusta per poter guardare il cielo e sentirsi felici».