Torna al Salone Internazionale del Libro di Torino l’autrice Antonietta Natalizio, questa volta nello stand della sua casa editrice Aletti, con l’opera “Grappolo di perle”, pubblicato nella collana “Altre Frontiere”. L’opera, infatti, tradotta anche in arabo da Hafez Haidar, già candidato al Premio Nobel per la Letteratura, sarà in vetrina alla più attesa fiera editoriale e culturale, giunta alla 37esima edizione, che si terrà dal 15 al 19 maggio 2025, presso il Lingotto Fiere. «Un’occasione importante - come commenta la stessa autrice, nata a Nola ma che vive a Vinovo (Torino) - per far comprendere al pubblico gli effetti e i benefici della poesia come arte benefica». 

Ogni poesia nella raccolta è un grappolo di perle che brilla di luce propria, dove l’immaginario s’abbevera di valori, sentimenti ed emozioni… con la lente del cuore. «Il titolo della mia silloge - spiega la poetessa - mi è stato suggerito proprio dalla luce che esse hanno e, di riflesso, la mia poesia è come uno specchio dell’anima che fa emergere perle scintillanti e di bellezza. Come quando si raccoglie la perla nell’ostrica. Le mie poesie, come le perle, diffondono arcobaleni di luce. Il tesoro è dentro la conchiglia, sovrapposizioni di momenti di vita, emozioni nascoste e richiamabili nel momento opportuno diventando veicoli di pensieri». 

L’opera è un “cammino meditativo-poetico”, in cui può nascere bellezza anche dalla sofferenza, proprio come avviene per la perla, “frutto del dolore”. «Le onde della vita nella loro perenne danza a volte accarezzano la conchiglia, a volte la sbattono contro sabbia e scogli, a volte la portano a galleggiare privandola della fatica. In sua difesa, strato, dopo strato, con la pazienza e il tempo diventa perla iridescente».

Secondo la Natalizio - psicologa clinica e di comunità - la scrittura, infatti, può essere anche un valido strumento taumaturgico a stati emotivi/cognitivi, per un percorso trasformativo interiore, indirizzato verso il benessere individuale. «La sensibilità e la profondità d’animo - scrive, nella Prefazione, Hafez Haidar, la cui traduzione del famoso libro “Le mille e una notte” è diventato un best seller - spingono l’autrice ad esplorare nuovi silenzi, al riparo dal frastuono dell’anima, dei luoghi e della gente, a viaggiare nel tempo dal sorgere dell’alba fino al calar del sole, osservando il succedersi di epoche diverse».

Il bilinguismo (italiano/arabo) aiuta nel trasmettere il messaggio più profondo della silloge. L’autrice parla di un «vento al quale spesso la poesia si affida perché i versi (tradotti in più lingue) vadano in giro per il mondo, un po’ come faceva Cavalcanti con i suoi spiriti. Al vento - afferma - la poesia consegna il suo messaggio di speranza e di fiducia, diventando essa stessa balsamo e argine al male di vivere». Antonietta Natalizio attinge dalla natura e dalla vita i colori della sua penna utilizzando uno stile colloquiale, fluido e scorrevole, che suscita nel lettore emozioni evocative. «Vorrei trasmettere la bellezza della riflessione e di ricercare in profondità il senso delle cose e di “vivere bene” la propria vita e tutte le sue emozioni».