Come se fosse addirittura un Renzi, il Corriere della Sera ha intervistato il neo pretoriano draghiano Luigi Di Maio che, probabilmente agghindato da (cheer)leader mentre urlava dammi una M, dammi una A, dammi una R... e così via, ha dichiarato:

"Sulla crisi di governo ci auguriamo che prevalgano in tutti i leader di partito responsabilità, serietà e senso delle istituzioni. Temo però che qualcuno stia solo cercando il pretesto per generare l'incidente di percorso. Sarebbe grave, perché premeditare un incidente per andare al voto anticipato significa non comprendere che siamo davanti a una situazione emergenziale. ...Tutti ci ricordiamo del Papeete. Ho paura che qualcuno voglia emulare quel gesto. Andare al voto adesso significa bruciare i fondi del Pnrr e rischiare di andare in esercizio provvisorio perché non potremmo approvare la legge di bilancio. Invece di trasformare questa fase in un momento di ripresa, porteremmo il Paese nel baratro".

In realtà, quando Di Maio parla di incertezza e di baratro, pensa prima di tutto a se stesso. L'addio ai 5 Stelle era il primo passo per trovare una poltrona alle prossime politiche, ma per far dimenticare da dove viene, il neo democristiano Giggino ha bisogno di tempo... se cadesse la legislatura in questo momento per lui sarebbe difficile accasarsi in una ipotetica area di centro con qualcuno che gli garantisca una poltrona... c'è il rischio di perder voti. Un rischio inaccettabile, poi, quando i voti sono pochi nei sondaggi e ancora mai verificati a livello nazionale.

Lo conferma il suppon(i)ente Carlo Calenda, ospite di Maria Latella al Caffè della domenica su Radio 24:

"Ho dato parere formale che sono contrario all'ingresso di Luigi Di Maio in Renew Europe [gruppo al Parlamento europeo, ndr], perché per me è inaccettabile e vanno consultate le delegazioni nazionali. Esiste una cosa nella vita che è la credibilità, che significa essere lineari. Io con Di Maio non ho e non avrò nulla a che fare. Ho chiesto di non fare entrare parlamentari che si riconoscono nel movimento di Di Maio". 

Per Giggino è una tragedia. Ma lui spera che col tempo Calenda possa cambiare idea. Per questo andare alle elezioni adesso per lui sarebbe catastrofico: e chi lo potrebbe imbarcare se non fosse in grado di dimostrare di avere un seguito elettorale anche pur vagamente credibile? In futuro, comunque, un accordo politico lo può sempre piatire con altri leader centristi... in fondo, può sempre rivolgersi a Matteo Renzi oppure a Silvio Berlusconi!

Per concludere, una nota di colore. Il "bacchettatore" Calenda è stato eletto al Parlamento europeo nelle liste del Pd, ma anche lui ha fondato un suo partito e ha cambiato gruppo a Bruxelles... pertanto senza dimettersi da parlamentare europeo.