Questo il comunicato con cui l'Hellas Verona ha annunciato, questo venerdì, la scomparsa a soli 67 anni, di colui che, giustamente, ha definito una autentica leggenda della storia del club: Claudio Garella.
Autentico simbolo del primo Verona guidato da Osvaldo Bagnoli, Garella ha vestito i colori gialloblù dal 1981 al 1985, difendendo la porta dell'Hellas in tutta la trionfale cavalcata iniziata dalla vittoria della Serie B 1981/82, proseguita con la qualificazione in Coppa UEFA nel 1982/83 e culminata con la vittoria dello Scudetto nel 1984/85, di cui Claudio fu indiscusso protagonista.I suoi numeri resteranno straordinari e irripetibili: appena 143 gol subìti in 157 presenze, 4 delle quali nella Coppa UEFA 1983/84 e altre 4 nelle doppie sfide di Finale di Coppa Italia raggiunta dal Verona 1982/83 e 1983/84.Ma ciò che resterà per sempre nella mente di chi lo ha visto giocare e nell'immaginario di chi solo successivamente ne ha conosciuto - per ragioni anagrafiche - le gesta sportive, è lo stile assolutamente unico di difesa della propria porta, con parate atipiche e al tempo stesso efficacissime. Uno stile che gli è valso il soprannome di 'Garellik'. Un vero e proprio idolo per una generazione di tifosi veronesi e, più in generale, per tutti gli appassionati del calcio italiano.Il Presidente Setti e tutto il Club si stringono attorno alla famiglia in questo momento di lutto.
Garella debuttò in Serie A nel campionato 1972-1973 con la maglia del Torino. Dopo alcuni anni di gavetta torno nel massimo campionato vestendo le maglie prima della Lazio e poi della Sampdoria, prima di approdare al Verona allenato da Osvaldo Bagnoli. Garella risulterà determinante in più partite, specialmente in Roma-Verona del 21 ottobre 1984, in cui mantenne la porta inviolata con una serie di interventi decisivi.
Nell'estate del 1985 passò al Napoli col quale vinse un altrettanto storico scudetto e la Coppa Italia 1986-1987. Dopo una "rivolta" mai ben chiarita, che lo vide protagonista insieme a Ferrario, Salvatore Bagni e Bruno Giordano contro l'allenatore Ottavio Bianchi, venne ceduto all'Udinese in Serie B.
Si ritirò dopo il campionato 1990-1991 giocato, sempre in B, con la maglia dell'Avellino. In carriera ha totalizzato complessivamente 245 presenze in A e 218 in B.
È morto in un ospedale di Torino, per complicazioni cardiocircolatorie in seguito ad un intervento chirurgico al cuore.
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