È il 52enne Andrea Davoli, l'educatore di Comunione e Liberazione arrestato per violenza sessuale su una ragazzina 14enne. 

Il docente di religione fino a giugno scorso al liceo Canossa – sospeso dall’insegnamento in via cautelare – comparirà davanti al gip di Pordenone, città dove si trova ora in carcere dopo essere finito in manette a Caorle. L’avvocato difensore Liborio Cataliotti ha chiesto che sia il gip Vinicio Cantarini del tribunale di Rimini, colui che ha emesso l’ordinanza di custodia, a condurre l’interrogatorio di garanzia. 

Da Reggio Emilia sarebbe partita – stando a quanto ricostruito dagli inquirenti – la relazione tra l’educatore e la minorenne, nel dicembre 2022 con un bacio. Poi il loro primo rapporto l’hanno avuto a Rimini in aprile, in occasione degli esercizi spirituali di ‘Gioventù studentesca’. Durante il ritiro spirituale, l’educatore, approfittando di un momento di debolezza della ragazzina in lacrime per una incomprensione con un coetaneo, l’avrebbe spinta ad avere un rapporto. La stessa cosa sarebbe avvenuta in altre circostanze a Reggio dopo gli incontri del gruppo di preghiera o dopo la scuola. Fino a fine maggio. 

Uno scandalo che è scoppiato proprio nel mezzo dell’annuale meeting nazionale di Cl a Rimini che ha messo in profondo imbarazzo il mondo di Comunione e Liberazione al quale è da sempre vicino anche monsignor Massimo Camisasca, vescovo emerito di Reggio.

"Sono costernato e addolorato – ha detto a La Stampa – Il mio pensiero va innanzitutto alla ragazza e alla sua famiglia. Prego per loro, per la Chiesa di Reggio e per il Movimento. Purtroppo non è impossibile che ciò che è accaduto accada. Il male si può insinuare pesantemente nelle nostre vite. Prego anche per questo fratello perché possa comprendere il male compiuto, pentirsene, chiedere aiuto anche attraverso espiazione e cura" (Il Resto del Carlino).

Proprio Camisasca nella diocesi di Reggio Emilia, durante il suo incarico di Vescovo diocesano aveva sospeso dall'insegnamento un prete sposato discriminato e diffamato senza verifica lasciando agire sul da farsi il Vicario Nicelli e il responsabile IRC don Moretto.

Un fatto gravissimo di discriminazione avallato anche dal cardinale Zuppi che non è minimamente intervenuto per aiutare la famiglia del prete sposato che si era rivolto a lui per avere giustizia e la reintegrazione sul posto di lavoro.