Al giorno d'oggi il populista non avendo ideologie da "vendere" agli elettori, perché altrimenti si richiamerebbe al socialismo o si definirebbe semplicemente socialista, inevitabilmente finisce per vendere se stesso. In questo modo, oltretutto, a seconda della convenienza può anche decidere o meno di strizzare l'occhio a politiche di sinistra, destra, centro... in funzione di ciò che la maggioranza degli elettori - in quel preciso momento - vorrebbero sentirsi dire.

Matteo Salvini è l'ultimo esempio di populista offerto dalla politica italiana. Da Berlusconi siamo passati a Renzi, da quest'ultimo ai 5 Stelle e dal Movimento siamo adesso arrivati a Salvini.

Il populista odierno, in totale contrapposizione con ciò che afferma, non serve il popolo ma la sua pancia, promettendogli che lo farà vivere nel Paese dei balocchi pur sapendo che non esiste, come ben dimostra il Pinocchio di Collodi. La realtà è sempre diversa da ciò che si racconta, ma alla gente piace sognare perché così evita di pensare e riflettere. 

I populisti su questo contano. Per essere credibili, pertanto, devono essi stessi fuggire dalla realtà o, se proprio ci devono convivere, devono scegliere quella più conveniente alla loro narrazione. Lo dimostra la partecipazione di Salvini al cosiddetto governo gialloverde. In 14 mesi la Lega, accuratamente, si è intestata solo i provvedimenti che riteneva più efficaci alla sua propaganda, riguardo agli altri ha fatto in modo che sembrassero essere stati approvati solo dai parlamentari grillini. La realtà è diversa, ma quello che conta è ciò che crede la gente.

Ed è proprio questa la necessità del populista: che la gente "creda" a ciò che lui racconta. In tal modo, il populista non deve dimostrare al possibile elettore la bontà di ciò che dice, perché l'elettore che crede non ne ha bisogno, non ne sente la necessità. Il populista è diventato il suo Dio e votare per lui è un atto di fede.

Quindi, non tanto a Pannella, ma soprattutto al digiuno del venerdì, si richiama l'ennesima pagliacciata messa in piedi dalla propaganda leghista diretta da Luca Morisi che si è inventato il digiuno per Salvini. Un'iniziativa grottesca, con tanto di sito web associato, in cui si invita la gente a digiunare in segno di solidarietà a Matteo Salvini perché rischierebbe la galera per aver difeso la Patria.

"Io sto con lui e digiuno" per un giorno - è scritto sulla pagina web - come atto di solidarietà. 

Digiunare per Salvini che per mesi e mesi si è fatto fotografare e si è fotografato mentre mangia come un porco - perché da lui ritenuto conveniente per la sua propaganda - va al di là del ridicolo ed è talmente paradossale da oltrepassare il lato comico, sfociando, come detto in precedenza, nel grottesco.



Ma anche il grottesco appare insufficiente a descrivere l'iniziativa, se si pensa che questa è stata pensata per far credere alla gente che Salvini sia un martire, come uno di quelli dei santini tanto cari ai tradizionalisti cattolici. 

Gli elettori a cui si rivolge Salvini non hanno certo Pannella come loro riferimento politico. Il digiuno di Matteo non si richiama certo al pacifismo di Gandhi!

Chi l'ha promosso ha pensato che con tale iniziativa il cosiddetto capitano sarebbe diventato nell'immaginario dei suoi sostenitori l'agnello sacrificale, la vittima che viene messa in croce nonostante rosari, vangeli e appelli al buon Dio, alla Madonna e ai santi. 

Quando un politico arriva a questo, non significa solo che sta raschiando il barile, ma vuol dire soprattutto che ritiene che i suoi elettori siano dei possibili cretini. 

Questa è la stima che Salvini ha nei loro confronti.