Giovedì 21 dicembre la Catalogna è chiamata ad eleggere un nuovo Presidente ed un nuovo Parlamento
Giovedì 21 dicembre la Catalogna è chiamata a rinnovare il proprio Parlamento e ad eleggere il nuovo Presidente che guiderà la Generalitat catalana dopo che ne è stato decretato lo scioglimento in seguito alle misure in applicazione dell'articolo 155, volute da Mariano Rajoy in risposta alla dichiarazione d'indipendenza da parte del precedente governo catalano, votata poi in Parlamento.
Dopo le 20, le prime proiezioni diranno qual è stato il voto dei 5 milioni e mezzo di catalani chiamati alle urne: se a favore degli indipendentisti oppure se a favore di coloro che non vogliono cambiare i rapporti istituzionali tra Barcellona e Madrid.
Saranno 38 le liste presenti e 1.247 gli sfidanti per accedere ad un seggio in Parlamento tra cui i catalani potranno scegliere recandosi in uno degli oltre 8mila seggi aperti nella regione e, stavolta, tutti accessibili, a differenza di quanto accadde in occasione del referendum del 1 ottobre.
In questo turno elettorale saranno solo i Mossos d'Esquadra - la polizia catalana - a vigilare sulla correttezza del voto, con Guardia Civil e Polizia Nazionale che avranno solo il compito di intervenire nel caso sia richiesto il loro supporto.
Quella della Catalogna è un'elezione locale che, in altri momenti, sarebbe passata del tutto inosservata ed avrebbe avuto un'eco minore persino in Spagna. Oggi, invece, saranno almeno 400 le fonti d'informazione internazionale accreditate per seguire l'evento in diretta.
In base agli ultimi sondaggi, ammesso che siano corretti, né indipendentisti, né unionisti sarebbero in grado di raggiungere la maggioranza dei seggi. Inoltre, sul risultato, pesano anche le incertezze giuridiche relative al fatto che alcuni dei candidati sono in carcere ed uno si trova all'estero... proprio per evitare il carcere! Inoltre, nel caso Puigdemont - è lui il candidato fuggito in Belgio - vincesse le elezioni, nel momento in cui tornerebbe in Spagna per formare un nuovo Governo rischierebbe l'arresto.
Una situazione paradossale di cui Mariano Rajoy è il principale responsabile. E nonostante gli errori degli scorsi mesi, non sembra che il premier spagnolo abbia chiarito le proprie idee e il proprio ruolo tanto che ha minacciato i catalani che, in base al risultato del voto e alle scelte del nuovo Governo, farebbe di nuovo ricorso alle misure dell'articolo 155.
Probabilmente, il "democratico" Rajoy - premier di un Paese membro della "democratica" Unione europea - pensa di poter arrestare tutti i catalani che non siano d'accordo con le sue idee.