Il Guardian ha appena pubblicato un articolo dal titolo "C'è mai stato un periodo in cui così poche persone hanno controllato così tanta ricchezza?", a firma di Eoin Flaherty. Vi ho trovato alcune analisi interessanti, che provo a riassumere a grandi linee. Poi, chi non ha problemi con l'inglese vada a leggersi il testo originale.
Lo spunto all'articolista è stato dato dal recente rapporto dell'Oxfam, da cui si rileva che 62 persone detengono una ricchezza pari a quella di metà della popolazione mondiale.
Secondo Flaherty, opporsi ad una tale diseguaglianza non significa cedere al desiderio egoistico di migliorare la propria condizione di vita, ma aver preso coscienza che la crescita economica non è stata in grado di migliorare le cose per la comunità nel suo insieme.
Certo la diseguaglianza non è la conseguenza del capitalismo liberista degli ultimi duecento anni. L'imperatore Augusto avrebbe avuto un patrimonio del valore di 4.600 miliardi di dollari, un quinto della ricchezza totale dell'impero. Addirittura incalcolabile, la ricchezza di Mansa Musa, re di Timbuktu dal 1280 al 1337. Genghis Khan e un imperatore cinese dell'undicesimo secolo, Shenzong, possedevano il 30% del prodotto interno lordo del loro paese.
Ma rispetto al passato, una grossa differenza c'è. Prima si trattava di ricchezza "materiale" ed esisteva una sorta di limite fisico alla quantità di cose che uno poteva possedere. Oggi, l'accumulazione di ricchezza non dipende solo da beni materiali, come proprietà, mezzi di produzione o persone (es. schiavi nell'America dell'800)
Oggi nemmeno la moneta esiste più fisicamente. E' una piccolissima parte del bilancio delle banche, il resto sono passività sotto forma di debito. Una delle principali innovazioni del secolo scorso e, certamente, il maggior colpevole dell'aumento della diseguaglianza è lo sviluppo di attività legate al commercio di beni intangibili, sotto forma di strumenti finanziari. La deregulation del mercato finanziario, negli ultimi anni, ha aggravato la situazione.
Dopo la depressione degli anni 30, entrarono in vigore molte riforme tendenti a regolare questo mercato. Le attività delle banche commerciali e delle banche finanziarie erano rigidamente distinte e, in Europa, c'era un rigido controllo delle transazioni con l'estero. Tutto è cambiato alla fine del secolo scorso. Uno degli effetti più evidenti sono stati i mutui subprime.
Purtroppo non esistono dati certi per stabilire se sia mai esistita una diseguaglianza pari a quella attuale. In Inghilterra si è iniziato a calcolarla nel 1918 e risulta che la distribuzione di ricchezza non è mai stata così diseguale dagli anni immediatamente precedenti la seconda guerra mondiale.
L'articolo si conclude con l'osservazione che, storicamente, la nostra non è la sola forma di organizzazione sociale e che l'ordine economico attuale non sfugge al nostro controllo. Se siamo riusciti a capire che le decisioni dei governi in merito a tassazione e regolazione del mercato finanziario hanno contribuito a questa ripartizione della ricchezza così ineguale, significa che è possibile intervenire per cambiare questo stato di cose.