ROMA - (Ernesto Genoni) - Il Papa è ricoverato al Gemelli: certamente si tratta di una patologia seria ma non è detta l'ultima parola, anche perché, come tutti ci auguriamo, le terapie faranno il loro corso e il Papa gradualmente potrà ritornare alla sua attività, certo con riguardo e prudenza, ma nulla può impedire che il timone della Chiesa rimanga saldamente nelle mani di papa Francesco - ha commentato così Sr. Anna Monia Alfieri, a QuartaRepubblica di ieri.

"Per governare la Chiesa, come qualsiasi realtà complessa, serve la testa. Del resto - così Suor Anna Monia, della Congregazione delle suore Marcelline - è quello che è avvenuto durante gli anni della malattia di Giovanni Paolo II: debilitato fortemente nel fisico ma lucidissimo di mente, papa Woytila ha saputo fare della malattia una testimonianza di vita, lavorando e potendo certo contare su due validissimi collaboratori: il cardinale Ratzinger per le questioni di fede e dottrina, il cardinale Sodano, navigatissimo e consumato esperto di politica della Santa Sede.

La Chiesa visse, paradossalmente nella malattia del papa, un periodo molto bello grazie alla testimonianza eroica di Papa Giovanni Paolo II. Nulla vieta che questo lo si possa ripetere ora con Papa Francesco. Chiaramente il fatto che papa Benedetto abbia scelto di dare le dimissioni dall'esercizio attivo del ministero petrino ha sparigliato le carte e ora c'è chi vocifera attorno all'ipotesi delle dimissioni. Io però non sono convinta che il temperamento di Papa Francesco sia incline a questa scelta ed è chiaro che nessuno può imporre al Papa una scelta piuttosto che un'altra, ovviamente nel caso in cui si presenti la necessità di una scelta.

Certo apprezzabile la scelta di Bergoglio di non fare mistero delle proprie condizioni di salute: ogni pontefice decide autonomamente quale linea tenere in occasione della propria malattia, anche grave. La sensibilità dei tempi certamente influisce.

D’altra parte, per chi crede la sofferenza vissuta con sopportazione e speranza è una testimonianza e non credo che il papa voglia sottrarsi a questa testimonianza. In tutta questa vicenda voglio imparare che la sofferenza è una realtà della vita di tutti, non solo del Papa; è una realtà quindi che tutti dobbiamo attraversare, in quanto parte integrante della vita.

Quindi la malattia del papa ha un grande valore per tutti, credenti o non credenti, malato o sani, poiché ci pone davanti ad una realtà tipicamente umana e che noi stessi allontaniamo, ed è sempre una fase ricca di sfaccettature, non un momento di transizione.
Da religiosa vivo questo momento con molta fiducia e penso che sia opportuno interrompere ogni illazione su dimissioni o su eventuali successori, che non mi sembrano di buon gusto.

Questo soprattutto perché la Chiesa prosegue il suo cammino attraverso i secoli, indipendentemente dai progetti della gente… «I miei pensieri non sono i vostri pensieri», dice Dio nella Bibbia."