Salvini, per giustificare la sua aggressione alla giudice Iolanda Apostolico è arrivato a prendere a prestito pure una dichiarazione di Luciano Violante commentata così:

"Il pensiero franco e schietto di Luciano Violante, ex magistrato, ex presidente della Camera, una vita a sinistra".

Che cosa ha detto Violante? Che

"un magistrato non può partecipare a manifestazioni conflittuali e pensare di essere ritenuto imparziale. La contraddizione, in termini di etica professionale, è palese".

Violante, che parla di etica, è lo stesso che in Parlamento, durante la discussione in Aula dell'assurda legge Frattini a tutela dei conflitti d'interesse di Berlusconi, prese la parola per dire che ai tempi del primo governo Prodi lui, insieme ad altri, incontrò alcuni rappresentanti di Forza Italia per rassicurarli che il governo non avrebbe dato piena esecuzione alla legge Mammì, sgradita all'allora capo dell'opposizione perché avrebbe danneggiato le sue tv. In un Paese normale, dopo una simile confessione, numerose teste sarebbero cadute. Invece, in Italia, di quella dichiarazione in pochissimi ne presero coscienza. E adesso ci troviamo Violante a dare lezioni di etica a supporto di Salvini!

Ma quello che fa più sorridere, in questa vicenda montata ad arte dalla propaganda leghista, è il fatto che nessuno sembri rendersi conto che le opinioni personali rese pubbliche da un giudice siano a garanzia delle sue decisioni e non certo il contrario.

Probabilmente, per gente come Salvini e chi lo sostiene questa cosa può sembrare incomprensibile, ma per chi faccia uso del cervello è evidente che una persona che rende pubbliche le proprie opinioni, se emette una sentenza che possa essere o sembrare favorevole alle proprie opinioni (nel caso della Apostolico si trattava di un'ordinanza), tale sentenza dovrà essere inattaccabile dal punto di vista giuridico, perché sarà suo interesse non sbagliare... specialmente in circostanze simili a quella in cui la Apostolico si è vista costretta ad operare. E dovendo essere inattaccabile, è molto più probabile che tale sentenza debba anche essere giuridicamente corretta.


In quanto accaduto, però, vi sono anche altri aspetti da considerare.

Il primo è quello della propaganda. La decisione di disapplicare un decreto varato in un Consiglio dei Ministri riguarda il governo, tutt'al più il presidente del Consiglio che lo rappresenta. Invece, utilizzando anche un video di cui non si conoscono le origini, la propaganda di Salvini ha trasformato la vicenda in una questione tra lui e la giudice di Catania. Ed è questo che ormai la gente ha percepito. Ed è ciò a cui Salvini - o chi per lui - mirava.

Stabilito questo, come conseguenza diretta vi è la certificazione che Salvini ha ufficializzato la campagna anti-Meloni o anti-FdI per erodere consenso elettorale, in vista delle europee, ai suoi alleati o presunti tali, ripetendo quanto aveva fatto in passato al tempo del primo governo Conte. Domandarsi poi in virtù di quale obiettivo è impossibile dirlo, anche perché pure lo stesso Salvini, probabilmente, non sarebbe in grado di spiegarlo. Ma, da un quarto di secolo, ormai, la politica - da chi la fa e da chi la commenta, è vista come un campionato di calcio... dove le promesse vengono presentate in funzione della loro efficacia propagandistica e non certo in funzione di risultati realisticamente ottenibili. In sostanza, l'importante è vincere, il rest si vedrà:  come se governare un Paese fosse la stessa cosa che conquistare uno scudetto.

Della Meloni si può dire il peggio possibile e, forse, non sarà mai abbastanza. Di sicuro, però, non si può dire che politicamente sia una sprovveduta e non si stia accorgendo che Salvini ha ormai rimesso in campo la ben nota "bestia" per aumentare, in qualunque modo possibile, il proprio consenso. 

E questo porta a considerare gli ultimi due aspetti della vicenda nata con gli attacchi alla giudice Apostolico. 

Il primo è come Meloni risponderà alla campagna elettorale della Lega, alquanto anticipata rispetto ad elezioni che si terranno a giugno 2024. 

Il secondo riguarda l'informazione (post) fascista che, nel corso degli anni, ha sempre avuto modo di supportare colui che guidava la coalizione di destra: prima Berlusconi, poi Salvini e adesso Meloni. Ora che Berlusconi non c'è più, quando Salvini e Meloni "verranno alle mani" e prima o poi accadrà, con chi sceglieranno di stare? Lo stesso il partito azienda, quello che in parlamento rappresenta e difende gli interessi della galassia Fininvest, chi deciderà di appoggiare? I "lumbard" di Salvini o i romani di Meloni?

Questo è quello che, realmente, l'attacco di Matteo Salvini a Iolanda Apostolico ha messo in evidenza.