Putin approva la nuova dottrina di deterrenza nucleare che non esclude una risposta con armi nucleari (tra l'altro) all'uso degli ATACMS da parte di Kiev
Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ieri aveva ricordato quanto già Putin avesse detto un paio di mesi fa in relazione all'utilizzo da parte di Kiev di missili occidentali in profondità in territorio russo, catalogandolo come un intervento diretto nel conflitto da parte degli Stati Uniti e di altri Paesi NATO. Infatti, i missili che adesso Kiev potrà lanciare oltre 300 Km in territorio russo non potranno non essere indirizzati verso bersagli che non siano stati identificati come tali dai satelliti e dall'intelligence NATO. L'equazione di Putin, come si può comprendere, è molto semplice.
Quel che però ieri Peskov non aveva detto è come Mosca avrebbe poi risposto al coinvolgimento dell'occidente nel conflitto ucraino.
Oggi, sul tema, abbiamo qualche notizia in più, con Putin che ha firmato un decreto che approva i "Fondamenti della politica di deterrenza nucleare dello Stato russo".
"Il principio fondamentale della [nuova] dottrina - riporta la Tass - è che l'uso di armi nucleari è una misura di ultima istanza per proteggere la sovranità del paese. L'emergere di nuove minacce e rischi militari ha spinto la Russia a chiarire le condizioni per l'uso di armi nucleari. In particolare, la dottrina modificata amplia la gamma di paesi e alleanze militari soggetti a deterrenza nucleare, nonché l'elenco delle minacce militari che tale deterrenza è progettata per contrastare. Inoltre, il documento afferma che la Russia considererà ora qualsiasi attacco da parte di un paese non nucleare supportato da una potenza nucleare come un attacco congiunto. Mosca si riserva inoltre il diritto di considerare una risposta nucleare a un attacco con armi convenzionali che minacci la sua sovranità, un lancio su larga scala di aerei, missili e droni nemici che prendano di mira il territorio russo, il loro attraversamento del confine russo e un attacco alla Bielorussia, suo alleato. La versione precedente della dottrina nucleare russa era stata approvata nel giugno 2020, sostituendo un documento analogo in vigore da dieci anni".
Il portavoce Peskov ha successivamente sottolineato le nuove disposizioni che non escludono un potenziale attacco nucleare in risposta all'uso da parte di Kiev di missili convenzionali di fabbricazione occidentale contro la Russia:
"La nuova dottrina stabilisce tra l'altro che la Federazione Russa si riserva il diritto di usare armi nucleari in caso di aggressione con l'uso di armi convenzionali contro di essa e (o) la Repubblica di Bielorussia in quanto membro dello Stato dell'Unione che crei una minaccia critica alla loro sovranità e (o) alla loro integrità territoriale", ha affermato il portavoce presidenziale russo.
"Sì, è previsto", ha detto Peskov, rispondendo alla domanda di un giornalista se la Russia avrebbe considerato l'uso di missili convenzionali di fabbricazione occidentale da parte delle forze armate ucraine come un elemento di un attacco da parte di uno Stato non nucleare con il supporto di uno Stato nucleare e se ciò avrebbe potuto innescare una risposta nucleare da parte della Russia.
Questi i punti chiave del documento (fonte Tass):
Secondo il documento, la deterrenza nucleare è rivolta a "un potenziale avversario, che può comprendere singoli Paesi e alleanze militari (blocchi, unioni) che considerino la Russia un potenziale nemico e possiedano armi nucleari e/o altre armi di distruzione di massa, o abbiano sostanziali capacità di combattimento di forze multiuso".
La Russia adotterà inoltre una deterrenza nucleare nei confronti di quei Paesi che offriranno il loro territorio, le loro zone marittime, il loro spazio aereo e le loro risorse per aggredirla.
Il presidente è l'autorità suprema per quanto riguarda l'uso delle armi nucleari.
L'aggressione da parte di uno Stato non nucleare, ma con il coinvolgimento o il sostegno di uno Stato nucleare, sarà considerata un attacco congiunto alla Russia.
Inoltre, una risposta nucleare è considerata possibile se esiste una minaccia critica alla sovranità della Russia, anche derivante da armi convenzionali, tra cui un attacco alla Bielorussia in quanto parte dello Stato dell'Unione, o un lancio massiccio di aerei da guerra, missili da crociera, droni o altri velivoli che attraversino il confine russo.
Crediti immagine: Cremlino