Dall'8 dicembre 2021 sarà aperto per la prima volta al pubblico il complesso della Serra Moresca a Villa Torlonia dopo un lungo lavoro di restauro condotto dalla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. Il complesso della Serra Moresca di  Villa  Torlonia  torna alla sua   originaria bellezza   dopo   due   fasi   di   restauro.   La   prima,   tra   il   2007   e   il   2013,   ha riguardato il recupero dell’edificio da una condizione di fortissimo degrado, con un ripristino fedele dell’assetto originario, sia nella parte strutturale che in quella decorativa. Nella seconda fase, da poco conclusa, oltre a  ulteriori interventi conservativi sulla Serra, si è invece provveduto all’allestimento e alla messa in esercizio dell’intero complesso come spazio museale.

Progettati dall’architetto Maria Cristina Tullio, questi ultimi lavori sono stati effettuati   sotto   la   direzione   tecnico-scientifica della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali ed eseguiti da Zètema Progetto Cultura. Basato su uno studio accurato della documentazione grafica e fotografica e sulle descrizioni dei luoghi di Giuseppe Checchetelli, l’allestimento odierno della  Serra   Moresca   ne   mette   in   risalto   le   caratteristiche   architettoniche originarie, di  grande suggestione e  rilevanza storica. La visita inizia dalla Serra, stupefacente padiglione da giardino con una struttura in peperino, ghisa e vetrate policrome che fanno da cornice alla fontana interna, oggi di nuovo attiva, e a una raccolta di Palme, Agavi, Ananas e Aloe, piante e specie arboree compatibili con la vocazione originaria dell’ambiente.

Il complesso della Serra e Torre Moresca, con annessa Grotta artificiale, è stato progettato intorno al 1839 dall’architetto veneto Giuseppe Jappelli e concluso, con le decorazioni di Giacomo Caneva, nel 1841. La Serra vera e propria è uno stupefacente padiglione da giardino con una struttura in peperino e un largo uso del ferro, della ghisa e di vetrate policrome. Jappelli era ben a conoscenza dell’innovativo uso della ghisa, che aveva già sperimentato nella Villa Treves a Padova, e seguiva con attenzione l’introduzione di nuove tecnologie, come dimostrano vari suoi studi e progetti per costruzioni da adibire a serra.

Le architetture di stampo moresco ideate da Jappelli erano ispirate all’Alhambra di Granada. La Serra era destinata ad accogliere piante esotiche e rare ma anche eventi spettacolari, come testimoniato dalla presenza di un vano seminascosto, interno alla grande sala, destinato all’orchestra.

La Torre era invece riservata a incontri più intimi, per pochi partecipanti, invitati dal Principe Torlonia nella sontuosa sala da pranzo dell’ultimo piano, caratterizzato da ampie finestre con intelaiature in ghisa e vetri colorati e da pareti riccamente decorate da stucchi policromi. La sala aveva al centro un divano che, mediante l’azione di un meccanismo, poteva sollevarsi verso il soffitto, mentre dal piano sottostante saliva un tavolo imbandito che doveva sorprendere e impressionare gli ospiti del Principe.

Tra la Torre e la Serra, Jappelli aveva poi costruito una Grotta artificiale, retta da strutture in legno e stucco, oggi non più esistenti, con laghetti e percorsi in legno sospesi – solo in parte conservati – pensata come il luogo della Ninfa (“Nymphae Loci”) e quindi un luogo naturale e ricco di acque, che doveva destare meraviglia e stupore a chiunque l’attraversasse.