Quando si arriva al punto tale di distruggere monumenti o di imbrattare statue, allora significa che vi è un delirio collettivo. Quando un film come “Via col Vento”, che ha fatto la storia del cinema, viene oscurato perché definito razzista, allora significa che la cultura è umiliata e derisa. Quando si arriva al punto di ritirare dal mercato un prodotto dolciario poiché il suo nome è “Moretti”, allora significa che si sta andando incontro a qualcosa di molto pericoloso, ad un punto di non ritorno.
Sopprimere in questo modo il passato, cancellare e deturpare i simboli che rappresentano la nostra civiltà, non solo è un insulto alla memoria, ma è un attacco frontale alla nostra libertà.
In questi giorni stiamo assistendo a due grandi blocchi di proteste in seguito alla morte di George Floyd, ma è quantomeno necessario fare una differenza di quanto stiamo vedendo. Da una parte vi sono proteste del tutto pacifiche che hanno come scopo principale quello di rendere effettivamente giustizia ad un uomo ucciso ingiustamente , e di eliminare le notevoli differenze sociali tra bianchi e neri negli Stati Uniti; ma dall’altra parte c’è chi sta strumentalizzando questa situazione al fine di creare divisione e disordine sociale, creando un’eversione dell’ordine democratico. E,come sempre, a fare rumore sono proprio queste manifestazioni violente, che ben poco hanno a che fare con i nobili obiettivi per cui si batte il movimento “Black Lives Matter”.
Ed è cosi che perfino l’icona della non-violenza, Gandhi, viene accusato di razzismo, colpevole di aver sottolineato la superiorità degli indiani sugli africani. Stessa sorte toccata ad un altro uomo illustre, quale Winston Churcill, colpevole a quanto pare di aver sconfitto il nazi-fascismo, e nonostante ciò definito razzista. E come dimenticarsi di Cristoforo Colombo, accusato di essere stato un colonialista nel 1500, non proprio ieri insomma.
Ed ecco, è proprio questo il punto su cui focalizzarsi: la vita e le gesta di questi personaggi vanno contestualizzati. Concepire di poter abbattere e far scomparire tutto ciò che ci ricorda una disparità, vorrebbe dire cancellare interamente la storia e la cultura dell’umanità. Basti pensare ad una città su tutte: Roma. Cosa accadrebbe alla Città Eterna se eliminassimo tutto ciò che ci riporta ad una discriminazione? Pensate, il più importante monumento al mondo, il Colosseo, andrebbe abbattuto in quanto simbolo dell’imperialismo dei Flavi; Stessa cosa dicasi del Vittoriano, monumento celebrativo la vittoria della Prima Guerra Mondiale, con milioni di morti; E come dimenticarsi del quartiere EUR e del complesso del Foro Italico, due simboli della città, eppure costruiti sotto il ventennio fascista.
Ebbene, se dovessimo basarci sul metro di giudizio degli odierni sovvertitori, allora tutto ciò andrebbe distrutto, in quanto simbolo di violenza e morte.
Una cosa è certa, non è distruggendo la cultura e calpestando la storia, che si risolvono problemi come il razzismo e la discriminazione, bensì con una corretta inclusione sociale ed una giusta istruzione. Non saranno dei monumenti distrutti o i musei vuoti a renderci migliori; piuttosto cerchiamo di custodire la nostra identità e la nostra cultura e sfruttiamo quello che ci appartiene per abbattere l’unica cosa che va realmente abbattuta: la disuguaglianza sociale.