Nel 2022 oltre il 55% della popolazione mondiale vive in aree urbane e nei prossimi 30 anni si arriverà al 70%: ma a oggi nelle città italiane il verde rappresenta appena il 14% dello spazio urbano e nel 2021 si contano oltre 70 km2 di nuove costruzioni solo in Italia, un gap che va colmato attraverso una riqualificazione pianificata delle nostre città.
Le città sono un luogo da cui partire per promuovere processi di tutela della biodiversità, partecipati da parte di tutti gli attori, cittadini inclusi. Prime tra tutte le filiere, e in particolare quella dell’alimentazione su cui, come sostiene il WWF, è fondamentale proseguire lungo la strada di sviluppo di Food Smart Cities che abbiamo già imboccato con alcuni ottimi esempi nelle città italiane.
Il WWF, attraverso il report “La Natura si fa cura” punta l’attenzione anche sul tema Nature 4 Food in occasione di Urban Nature, la festa della natura in città che sabato 8 e domenica 9 ottobre arriva alla sua sesta edizione.
L’incremento dell’urbanizzazione, lo spopolamento delle zone rurali e il cambiamento climatico sono alcuni dei fattori che, insieme, hanno un impatto considerevole sulle caratteristiche delle città stesse, tra cui la presenza (o l’assenza) di cibo sano, sostenibile e accessibile per tutti.
Nel percorso di tutela della natura e della biodiversità, le città hanno un ruolo fondamentale, tra gli altri, anche per il contributo che possono dare alla trasformazione dei sistemi alimentari. Per il WWF questi processi di trasformazione devono essere attuati in maniera strategica perché possano effettivamente ridurre la diffusione dei cosiddetti “deserti alimentari” (Food Deserts), che si creano dove la mancanza di negozi e mercati limita la possibilità di acquistare prodotti alimentari freschi, di qualità, a prezzi accessibili, e di “paludi alimentari” (Food Swamps), ovvero di quelle aree caratterizzate da un’elevata percentuale di fast e junk food ad alto contenuto calorico rispetto a negozi e punti vendita di cibo più salutare. La difficoltà di accesso a cibi salutari peggiora la salute della popolazione, soprattutto delle fasce più fragili come i bambini e i giovani, e in generale aumenta il rischio di malattie legate alla cattiva alimentazione, come obesità, diabete e malattie cardiovascolari.
GLI ESEMPI VIRTUOSI IN ITALIA
In Italia, già sono molte le città che hanno dato avvio alle prime sperimentazioni di gestione economica e sociale del cibo, riuscendo a stimolare un dibattito interno e coinvolgendo la società civile.
Milano è l’esempio più emblematico ed è la prima città italiana ad aver approvato una politica urbana del cibo: ha ospitato, nel 2015, l’Esposizione universale dal tema “Nutrire il pianeta, energia per la vita” e il Comune ha emendato e approvato formalmente la Milan food policy (Mfp) con una serie di misure per l'implementazione della Food policy. Sempre nel 2015, il Comune ha inoltre presentato al mondo un patto internazionale aperto all’adesione di altre città accomunate dalla condivisione di obiettivi simili di elaborazione di urban food policies, il Milan urban food policy pact (Mufpp -- Patto di Milano per la politica alimentare urbana), che oggi conta 210 città aderenti nel mondo e che prevede un quadro completo di azioni volte a guidare le città per “sviluppare sistemi alimentari sostenibili, inclusivi, resilienti, sicuri e diversificati, per garantire cibo sano e accessibile a tutti in un quadro d’azione basato sui diritti, allo scopo di ridurre gli scarti alimentari e preservare la biodiversità e, al contempo, mitigare e adattarsi agli effetti dei cambiamenti climatici”.
Un altro esempio di politica alimentare urbana è il Piano del cibo della Provincia di Pisa, che si prefigge di riportare l’attenzione dei cittadini sull’agricoltura locale considerata più sana e sostenibile, attraverso l’interazione con numerosi soggetti coinvolti al fine di sostenere le produzioni locali. Tra le azioni individuate al fine di raggiungere obiettivi di equità c’è la costituzione di “mense di solidarietà” dedicate alla fascia di popolazione più svantaggiata.
La Toscana è la protagonista anche di un’altra valida iniziativa di gestione di politiche del cibo: il “Piano per le Politiche Urbane per il Cibo” firmato nel 2018 dai Comuni di Lucca, Capannori, Altopascio, Porcari e Villa Basilica, un documento scritto con il contributo di numerosi cittadini e portatori di interesse, che contiene principi e le azioni da intraprendere per raggiungere un sistema alimentare sostenibile, salutare, buono e giusto. Tra le azioni, il lavoro sul sostegno a forme di agricoltura locale.
A Torino, l’Università ha avviato - in sinergia con altri attori - l’Atlante del cibo di Torino metropolitana, iniziativa di analisi, rappresentazione e comunicazione del sistema alimentare urbano metropolitano. Un esempio di azione è #RePoPP, che mette insieme lotta allo spreco e integrazione sociale. A Porta Palazzo, uno dei più grandi mercati d’Europa, grazie all’aiuto di immigrati e richiedenti asilo il cibo invenduto viene redistribuito a chi ne ha bisogno. Funziona in maniera analoga Ricibo, il progetto della città di Genova, con cui si vogliono mettere in rete le associazioni impegnate nella lotta allo spreco e nella distribuzione di cibo, sfruttando la tecnologia e un approccio scientifico, per migliorare l’efficacia dell’intervento e aumentare il recupero di eccedenze alimentari.
Il portale Bergamo Green mette in rete produttori e consumatori, illustra buone pratiche da seguire, informa sulla presenza di mercati locali e dà visibilità alle realtà di produzione, distribuzione e consumo di prodotti sostenibili, locali, biologici, filiera corta, favorendo il cammino verso la Food Policy di Bergamo.
In Abruzzo, il Comune di Tollo (CH) è il territorio che per primo in Italia ha adottato il Piano Regolatore delle Città del Vino in cui le buone pratiche agricole diventano strumento di pianificazione territoriale per innescare dei processi integrati fra economia locale, accrescimento della biodiversità locale, qualità delle diete e sviluppo territoriale. In Molise, c’è il “Piano del cibo” di Castel del Giudice (IS) che, in collaborazione con l’Università del Molise, ha sviluppato una strategia per evitare lo spopolamento dell’area e fornire occasioni di sviluppo socio-economico.
A Roma è nato il “Consiglio del cibo” promosso da oltre 50 associazioni, aziende, docenti, ricercatori e attivisti che sono riusciti a dialogare con l’amministrazione per avviare un percorso verso una delibera per una politica comunale del cibo ed è on line da pochi giorni l’Atlante del Cibo che fa una fotografia territoriale del sistema del cibo nella città di Roma e intende essere la base per attuare una vera e propria strategia di food policy, riducendo sprechi e migliorando la qualità dell’alimentazione, in particolare quella dei bambini. Il WWF crede che sia importante continuare a sviluppare rapporti virtuosi con i produttori locali, stakeholders e consumatori, in un’ottica di Smart Food Community, incrementando progetti cittadini come questi. Con Urban Nature, anche quest’anno, viene ridata l'attenzione agli spazi urbani e al loro ruolo cruciale per diffondere il valore e la cura della natura in città e per il benessere delle persone, rinnovando il modo di pensare e pianificare i contesti urbani.
UN WEEKEND TRA FESTE E SOLIDARIETA’ PER LA NATURA IN CITTÀ
Per Urban Nature 22 l’8 e il 9 ottobre tante iniziative in tutte le regioni. Quest’anno, oltre agli eventi che coinvolgeranno bambini e adulti in percorsi guidati, feste, mostre, attività di citizen science (quello centrale si svolgerà presso l’Orto Botanico di Roma) si potrà aderire ad un grande progetto di solidarietà – La Natura si fa cura – regalandosi una delle felci che si troveranno il circa 1600 piazze italiane. L’obiettivo è realizzare Oasi negli ospedali pediatrici creando aree verdi con alberi, bordure e siepi capaci di attirare anche insetti impollinatori come le farfalle, stagni didattici, orti rialzati. Un paradiso per la biodiversità e insieme un angolo di cura e benessere per i piccoli degenti che potranno beneficiare del contatto con la natura nei percorsi riabilitativi, soprattutto quelli a lunga degenza.
Fonte: comunicato stampa WWF