Inter, Inzaghi fa turnover e Lautaro va in panchina

Ragionare sul medio-lungo periodo, senza tralasciare ovviamente l’immediato: per cui il pensiero va a City e Milan, questo è certo, ma guai a sottovalutare la tappa di Monza. La fortuna di Simone Inzaghi è che può permettersi tutto questo dall’alto di una rosa che gli consente di cambiare senza però snaturare la sua creatura. Anzi, se vogliamo, la contingenza offre l’opportunità al tecnico dell’Inter di concedere spazio e riflettori a chi sinora ne ha avuti di meno.

Tradotto, contro i brianzoli sono diversi i cambi previsti nell’undici “titolare”: nessun particolare stupore, dunque, nel vedere Lautaro partire dalla panchina. La lunga trasferta sudamericana alle spalle e la Champions alle porte: il capitano, per quanto ancora alla ricerca del primo gol stagionale, può così lasciare spazio a Taremi, in vantaggio su Arnautovic come partner di Thuram. Difficile che Inzaghi rinunci a entrambe le sue due “prime punte”, e allora meglio sfruttare l’onda lunga dell’ottimo stato di forma del francese.


Fonseca, contro il Venezia vietato sbagliare

La prima domanda riguarda la formazione e non è una domanda da poco: saranno titolari gli “epurati ribelli” di Roma Theo Hernandez e Leao. La sensazione è che i due dominatori della fascia sinistra saranno della partita anche se Paulo Fonseca, alla vigilia, non ha dato certezze in merito. La certezza, dunque, è piuttosto nel ruolo di centravanti, dove Abraham, ottimo nel finale contro la Lazio, giocherà al primo minuto al posto di Okafor, che potrebbe però trovare spazio a destra, dove il tecnico portoghese deve valutare le condizioni di Pulisic dopo gli impegni con la nazionale statunitense. La seconda a San Siro del nuovo Milan si porta però dietro altri temi e qualche tensione. Il tema principale, dopo i sei gol subiti in tre partite, è la tenuta di una difesa che ha fatto acqua da tutte le parti e che il Venezia, ottimo a ripartire, metterà a dura prova. La tensione riguarda il clima, non esattamente amichevole, con il quale la squadra sarà accolto dalla Curva Sud che, per chiarire la propria posizione, ha già fatto sapere di non essere disposta ad accettare altri passi falsi. Il che, tradotto, lascia aperta una sola possibilità: vincere. A meno che non si voglia trasformare settembre nel mese di una nuova rivoluzione.

Paulo Fonseca rischia? A giudicare da quanto fatto trapelare dalla società la risposta è no. E in effetti in una settimana che porterà all’esordio in Champions contro il Liverpool e al derby contro l’Inter cambiare, anche in caso di risultato non positivo contro il Venezia, sarebbe molto complicato. Va da sé, però, che i jolly sono stati giocati già tutti. Non solo perché i risultati, con due punti in tre partite, sono stati obiettivamente negativi, quanto piuttosto perché la mancanza di vittorie è stata accompagnata da un gioco improbabile, frutto della evidente mancanza di idee e buona volontà. Quando sarebbe servita una corsa in più non c’è mai stata. Quando sarebbe stata utile una intuizione, Fonseca ha “marcato visita”. Il tempo per rilanciarsi c’è ancora, ma è un tempo che deve cominciare da subito, dal Venezia. Venezia che fin qui non ha ingranato, ma che nelle ultime due partite ha subito solo due gol. Segna poco – un gol in tre partite -, ma sa sfruttare gli spazi. E il Milan, fin qui, di spazi ne ha lasciati sempre molti.

Ma Theo e Leao, si diceva. Dopo il caos di Roma, con il cooling-break della discordia, è logico che ci si attenda una risposta anche da loro. La prima, nonostante le secche smentite bi-partisan, è se si sentano dentro a questo Milan oppure no. L’atteggiamento è certamente la prima cartina tornasole della questione. Sono stati per anni il motore del Milan e mai come adesso i rossoneri hanno bisogno da loro una decisa accelerata.


Conte: “Soddisfatto di questi cento giorni, ma serve continuità”

“Il primo bilancio dopo 100 giorni? Sono stati molto intensi sotto tutti i punti di vista, si è dovuto lavorare molto in campo e fuori dal campo. Mi ritengo soddisfatto perché sono stati 100 giorni che hanno dato un indirizzo”. Così l’allenatore del Napoli, Antonio Conte, in conferenza stampa presentando la sfida di campionato al Cagliari. “Siamo partiti – ha aggiunto Conte – per una ricostruzione, è in atto un cambiamento importante. Il mercato ha portato dei miglioramenti in principio. Cercherò di cucire l’abito migliore per il Napoli. So cosa mi aspetta e quelle che sono le aspettative nei miei confronti. Cercherò di rispondere con il lavoro”.

Conte ha poi parlato di Lukaku: “Ha utilizzato la sosta per cercare di entrare a pieni giri sul piano fisico e anche tattico. C’è stato grande impegno, è venuto anche nei momenti liberi. C’è grande predisposizione, sta migliorando in tutto e vedremo, ci sono ancora due allenamenti e poi deciderò. Kvara? Ha avuto un problema alla caviglia, valuteremo in questi due sessioni e decideremo. Dove potremo arrivare? Mi porto dietro una grande pressione. Avendo vinto in passato, si aspettano questo a prescindere. L’avete detto dal primo giorno quando ci mancava mezza squadra. E’ una responsabilità, non mi sottraggo, ma la vivo in maniera serena, sapendo che dobbiamo lavorare, crescere. L’ha ribadito anche il presidente parlando di anno zero, magari non è proprio anno zero ma c’è una profonda ricostruzione. Il mercato l’ha detto, se prendi 7 giocatori e ne vanno via 12-13 significa che c’è un cambiamento importante. So cosa mi attende, le aspettative su di me, ma l’unica mia arma è il lavoro”.

Sulla situazione tattica ha aggiunto: “Veniamo da due mesi e mezzo di lavoro su un sistema, mi auguro dei miglioramenti intanto. Il mercato ha portato dei miglioramenti rispetto al principio. Poi sicuramente ci saranno situazioni da valutare, ci stiamo lavorando, scelgo l’abito migliore per il Napoli. Cerco l’abito migliore da cucire addosso, i tecnici sono un po’ sarti, ma non si inventa da un momento all’altro e ci stiamo lavorando per avere equilibrio nelle due fasi”.

Conte ha poi parlato del presidente: “È difficile trovare delle famiglie italiane impegnate. Va riconosciuto grande merito alla famiglia De Laurentiis anche considerando il percorso fatto in questi 20 anni, dalla Serie C a grandissimi livelli. La sua commozione nel parlare dei suoi anni al Napoli fa capire il suo impegno. L’idea di un centro sportivo può dare qualcosa in più. Quando sono arrivato all’Inter Appiano era un disastro”.“Il Cagliari è una squadra tosta come tutte le squadre di Nicola che è un allenatore sottovalutato. Dovremo fare grande attenzione con la consapevolezza che dobbiamo dare continuità. È più di un anno e mezzo che non facciamo tre vittorie di fila. Non dobbiamo essere provinciali e non dobbiamo pensare alla Juventus. Dobbiamo essere pronti a sporcarci le mani e a essere sul pezzo. McTominay e Gilmour alzano il livello. Il nostro intento è creare una rosa dove ci sia competizione, senza posti garantiti. Folorunsho è un lavoratore, un bravo ragazzo. Darà un contributo importante, siamo contenti che sia con noi”, ha concluso Conte.

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Manchester City, Guardiola col dubbio Haaland verso l’Inter: “Sta vivendo un momento difficile in famiglia”

Prima c’è il Brentford in campionato, poi però il Manchester City dovrà affrontare il primo test stagionale in Champions League ospitando l’Inter di Simone Inzaghi in un remake della finale del 2023. Il momento del City non è dei migliori tra i rischi del processo per violazione del Fair Play Finanziario e problemi più legati al campo come l’infortunio di Aké e il momento difficile di Haaland. “Aké sarà assente fino alla prossima sosta – ha ammesso Guardiola in conferenza -. Haaland? Sta vivendo un momento difficile con la famiglia, vedremo se giocherà”. Il bomber norvegese sta affrontando la perdita del migliore amico del padre: “Vedremo se sarà in grado mentalmente e fisicamente di giocare”.

La questione più complicata è legata però ai problemi con il Fair Play Finanziario e ai rischi che la violazione potrebbe portare con sé se accertata. Guardiola però ha voluto proteggere la squadra da tutto questo: “Aspettiamo e vediamo che succede, non sono un avvocato – ha commentato -. Sicuramente non è un argomento di cui parlo coi calciatori, ma fino a prova contraria tutti sono innocenti”.

In un calendario sempre più intasato di partite, Guardiola dovrà come tutti gli allenatori essere bravo a gestire le risorse fisiche dei propri giocatori: “Le richieste dei giocatori sono normali e saranno sempre di più. Si tratta di salute e i medici dicono che i corpi dovrebbero recuperare in 3-4 giorni. Faremo comunque il nostro lavoro, andiamo avanti”.

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Schillaci in miglioramento. Ma resta ricoverato a Palermo

Totò Schillaci lotta e non ha alcuna intenzione di mollare. Un po’ come quando era in campo, alla ricerca di un pallone vagante da calciare alle spalle del portiere avversario. L’eroe di Italia ’90 è ricoverato da sabato scorso all’ospedale Civico di Palermo, per via di un peggioramento delle sue condizioni. Adesso il suo stato di salute però è “in miglioramento”, come comunicato dalla direzione sanitaria del complesso ospedaliero del capoluogo siciliano. “Stanotte – si legge nella nota – si è registrata un’aritmia atriale, ben tollerata dal paziente, per cui è stato iniziato un trattamento farmacologico che ha determinato la stabilizzazione della frequenza cardiaca. Le terapie farmacologiche sono valse a ottenere un miglioramento del compenso respiratorio con riduzione del supporto di ossigeno“. Schillaci quindi sta provando a reagire, dopo essere stato colpito da una polmonite che aveva complicato il suo già delicato quadro clinico oncologico: Totò infatti ha subito due interventi per un tumore al colon, un male che pensava di aver superato e che invece adesso è tornato. Nonostante ciò, il 59enne “è vigile, cosciente, con un netto miglioramento dello stato ansioso, per cui riposa tranquillo”.


Ranieri: “Sono in vacanza e non ancora in pensione”

Claudio Ranieri, in un’intervista a Repubblica, si definisce “in vacanza, non ancora in pensione”. Per ora la vacanza prosegue: “Se ogni giorno guardi il mare, come vuoi passartela? Benone. A Cagliari ho chiuso un cerchio, è stato il finale perfetto. Però un po’ di voglia c’è sempre, chi lo sa. Di sicuro non farò mai il commentatore televisivo, proprio non mi va. L’ho già detto, come ultimissima cosa mi piacerebbe allenare una Nazionale. Ho detto ‘una’ nazionale, eh, non ‘la’ Nazionale”.

Sulla panchina azzurra aggiunge: “Mi auguravo che Spalletti ne sarebbe venuto fuori e sono contento che l’abbia fatto. E quando dichiarai che mi sarebbe piaciuto guidare una selezione, Mancini era ancora saldissimo. Non mi sono mai candidato all’azzurro e non lo faccio certo ora”.

Per il momento, si riposa in Calabria: “Ho spesso passato dei bellissimi settembre al mare. La Samp mi prese a ottobre, il Watford pure, il Cagliari addirittura a gennaio. Si vede che mi fanno la cortesia di concedermi vacanze lunghe. Qui si sta benissimo, sono uno del posto: vado a fare la spesa, dal macellaio, dal pescivendolo. Non vado in osteria a giocare a carte ma solo perché non ci ho mai giocato, non sono capace. Mia moglie è calabrese, mia figlia è nata qui, questo è un pezzetto di casa”. Ma resta l’amore per il calcio: “Seguo, guardo, vedo tutto. Noi allenatori siamo malati. Più di tutto mi è piaciuto, e molto, il Parma. Si vede che sono tre o quattro anni che hanno un progetto su cui lavorano, ed è un bel vedere. Davanti sono notevoli, Bernabé è un gran bell’organizzatore di gioco. Pecchia ha messo in piedi una squadra davvero divertente. Complimenti”.Per il resto, aggiunge Ranieri, “l’Inter è l’Inter. Thiago Motta sembra che abbia subito preso la Juve per il verso giusto e in più deve ancora buttare nella mischia tutti i pezzi grossi. Mi sta piacendo molto il Toro di Vanoli, squadra verticale come poche, e aspetto il Napoli, perché Conte se non arriva primo arriva secondo, specie se non deve fare le coppe. In queste tre giornate però non abbiamo visto molto di vero: sono anni che sostengo che il mercato non possa durare così a lungo, è assurdo che gli allenatori debbano lavorare per settimane in uno spogliatoio che sembra un aeroporto, con gente che viene e gente che va. Un tecnico dovrebbe cominciare la preparazione dicendo ai giocatori: siamo una squadra, andiamo. Ma non può. E non c’è mai tempo, perché i tifosi vogliono che si vincano pure le amichevoli. È un bel problema specie per chi ha cambiato guida tecnica, come Milan, Fiorentina o Bologna, che giocoforza devono aspettare che le nuove proposte si consolidino”.