Nella meditazione di martedì a Santa Marta, papa Francesco ha parlato della "forza del vescovo", introducendo così l'argomento: «In questi tempi sembra che il Grande Accusatore si sia sciolto e ce l’abbia con i vescovi», cercando «di svelare i peccati, che si vedano, per scandalizzare il popolo.»

Che cosa devono fare dunque i vescovi - ha detto Francesco - per adempiere correttamente ai doveri del proprio ministero? La loro forza è essere uomini di preghiera, avere l'umiltà di sapere di essere stati scelti da Dio e rimanere vicino al popolo.

Questo è stato l'argomento dell'omelia della Messa a Casa Santa Marta su cui si è incentrata la riflessione del Papa prendendo spunto dal Vangelo di Luca (Lc 6,12-19), in cui Gesù passa la notte pregando, prima di scegliere i Dodici Apostoli, cioè i primi vescovi.

Il primo aspetto fondamentale sul quale pone l'accento il Papa nell'omelia, è che i vescovi devono essere uomini di preghiera, perché essa è «la consolazione che un vescovo ha nei momenti brutti.»

Il secondo aspetto che il Papa sottolinea è che è stato Gesù a scegliere i Dodici. Pertanto il vescovo "fedele" sa che non è stato lui a scegliere ma che è stato scelto: «Il vescovo fedele sa che lui non ha scelto; il vescovo che ama Gesù non è un arrampicatore che va avanti con la sua vocazione come fosse una funzione, forse guardando a un’altra possibilità di andare avanti e di andare su.»

Infine, Francesco ricorda che il vescovo è chiamato ad essere vicino al popolo e a non allontanarsene. Quel vescovo «sa che nel popolo c’è una unzione per il suo mestiere e trova nel popolo la realtà di essere apostolo di Gesù. [...] Il vescovo tocca il popolo e si lascia toccare dal popolo. Non va a cercare rifugio dai potenti, dalle élite, no. Saranno le élite a criticare il vescovo; il popolo ha questo atteggiamento di amore verso il vescovo, e ha questa come fosse unzione speciale: conferma il vescovo nella vocazione».

Riassumendo, il Papa in quest'omelia afferma che la forza del vescovo è quella di essere uomo di preghiera, uomo che si sente scelto da Dio e uomo in mezzo al popolo.

«Questo fa bene ricordarlo, in questi tempi in cui sembra che il Grande Accusatore si sia sciolto e ce l’abbia con i vescovi. E vero, ci sono, tutti siamo peccatori, noi vescovi. Cerca di svelare i peccati, che si vedano, per scandalizzare il popolo. Il Grande Accusatore che, come lui stesso dice a Dio nel primo capitolo del Libro di Giobbe, "gira per il mondo cercando come accusare".

La forza del vescovo contro il Grande Accusatore è la preghiera, quella di Gesù su di lui e quella propria; e l’umiltà di sentirsi scelto e rimanere vicino al popolo di Dio, senza andare verso una vita aristocratica che gli toglie questa unzione. Preghiamo, oggi, per i nostri vescovi: per me, per questi che sono qui davanti e per tutti i vescovi del mondo.»

Anche i più distratti e i meno attenti alle "faccende" della Chiesa non possono non aver notato che le parole pronunciate questo martedì dal "vescovo" di Roma potrebbero aver avuto come destinatario non solo i corsi per i vescovi che in questi giorni si svolgono nella Capitale, ma anche l'ex nunzio negli Stati Uniti Carlo Maria Viganò, alle cui accuse il Papa ha rifiutato di rispondere direttamente.

Ovviamente, Francesco non ha fatto alcun riferimento a Viganò, ma non bisogna dimenticare che Bergoglio è anche, se non soprattutto, un Gesuita che, tra le caratteristiche del suo  modo di procedere, ha anche quella di essere contemplativo nell'azione.