Human Rights Watch è un'organizzazione non governativa internazionale che si occupa della difesa dei diritti umani. La sua sede principale è a New York. L'attività di Human Rights Watch è produrre ricerche e studi sulle violazioni delle norme internazionali sui diritti umani, così come sono state definite dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo e da altre norme a tutela dei diritti umani accettate a livello internazionale. Lo scopo di questa organizzazione è portare all'attenzione della comunità internazionale i governi che violino tali norme, per imporre loro un cambiamento di rotta.  

Questo è ciò che, in base a quanto riporta Wikipedia, riassume l'attività di Human Rights Watch che quest'oggi ha indicato Israele essere responsabile di aver violato le norme sul rispetto dei diritti umani, tramite politiche criminali ravvisate nell'accusa di aver messo in atto un regime di apartheid e di aver praticato vere e proprie persecuzioni nei confronti del popolo palestinese.

A testimoniarlo è un rapporto di 213 pagine, titolato  “A Threshold Crossed: Israeli Authorities and the Crimes of Apartheid and Persecution”, che descrive quale sia la realtà in Palestina, dove una singola autorità, lo Stato di Israele, governa l'area tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo, popolata da due gruppi di dimensioni più o meno uguali, privilegiando volontariamente e sistematicamente gli ebrei israeliani, mentre reprime i palestinesi, e in modo più duro quelli che risiedono nei Territori Occupati.

Kenneth Roth, direttore esecutivo di Human Rights Watch ha dichiarato  che "questo studio dettagliato dimostra che le autorità israeliane stanno commettendo dei crimini contro l'umanità, quelli di apartheid e persecuzione".

Ecco come Human Rights Watch ha introdotto il rapporto.

Coniato originariamente in relazione al Sud Africa, l'apartheid oggi è un termine legale universalmente riconosciuto e la sua violazione costituisce uno dei principi fondamentali del diritto internazionale in relazione al rispetto dei diritti umani. La Convenzione internazionale del 1973 sulla repressione e la punizione del crimine di apartheid, lo Statuto di Roma del 1998, così come la Corte penale internazionale (CPI) definiscono l'apartheid come un crimine contro l'umanità costituito da tre elementi principali:

  • un intento a mantenere il dominio di un gruppo razziale su un altro; 
  • un contesto di oppressione sistematica da parte del gruppo dominante su un gruppo emarginato;
  • atti disumani.

Il riferimento a un gruppo razziale è inteso oggi per indirizzare non solo il trattamento sulla base dei tratti genetici, ma anche il trattamento sulla base della discendenza e dell'origine nazionale o etnica, come definito nella Convenzione internazionale sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale. Human Rights Watch applica questa più ampia comprensione del termine.

Il crimine di persecuzione contro l'umanità, come definito dallo Statuto di Roma e dal diritto internazionale, consiste nella grave privazione dei diritti fondamentali di un gruppo razziale, etnico o di altro tipo con intenti discriminatori.

Human Rights Watch ha dimostrato che gli elementi che costituiscono tali crimini si ritrovano nei Territori Occupati come parte di un'unica strategia politica del governo israeliano. Questa politica è quella di mantenere il dominio degli ebrei israeliani sui palestinesi in tutto Israele e nei Territori Occupati, dove lo Stato ebraico mette in atto anche politiche di oppressione sistematica accompagnate da atti disumani contro i palestinesi che vi risiedono.

Attingendo ad anni di documentazione su violazioni di diritti umani, ad una revisione di documenti di pianificazione governativa, a dichiarazioni provenienti da funzionari e da altre fonti, Human Rights Watch ha confrontato le politiche e le pratiche nei confronti dei palestinesi che vivono nei Territori Occupati e in Israele con quelle relative agli ebrei israeliani che vivono nelle stesse aree. Human Rights Watch ha scritto al governo israeliano nel luglio 2020, sollecitando un suo punto di vista su questi temi, ma non ha ricevuto risposta.

In Israele e nei Territori Occupati, le autorità israeliane hanno cercato di massimizzare la terra disponibile per le comunità ebraiche e di concentrare la maggior parte dei palestinesi in centri densamente abitati. Le autorità hanno adottato politiche per mitigare quella che hanno apertamente descritto come una "minaccia demografica" da parte dei palestinesi. A Gerusalemme, ad esempio, il piano del Governo per quella municipalità, che comprende sia la parte occidentale che quella occupata ad est, pone l'obiettivo di "mantenere una solida maggioranza ebraica nella città" e specifica persino i rapporti demografici che spera di mantenere.

Per mantenere il dominio, le autorità israeliane discriminano sistematicamente i palestinesi.

La discriminazione istituzionale che i cittadini palestinesi di Israele devono affrontare include leggi che, ad esempio, consentono a centinaia di piccole città ebraiche di escludere i palestinesi dall'assegnare alle loro scuole solo una minima parte delle risorse assegnate a quelle frequentate dai bambini ebrei israeliani. Il fatto che nei Territori Occupati, mentre nei confronti dei palestinesi è praticata una repressione sistematica, inclusa l'imposizione di un regime militare draconiano, ai coloni israeliani che vi risiedono siano concessi pieni diritti secondo il diritto civile israeliano, equivale ad uno stato di oppressione sistematica che corrisponde all'apartheid.

Le restrizioni alla libertà di movimento praticata con un regime di permessi, la confisca di più di un terzo della terra in Cisgiordania, le dure condizioni in alcune parti dei Territori Occupati che hanno portato al trasferimento forzato di migliaia di palestinesi fuori dalle loro case, la negazione del diritto di soggiorno a centinaia di migliaia di palestinesi e ai loro parenti e la sospensione dei diritti civili fondamentali a milioni di Palestinesi, costituiscono gravi violazioni dei diritti fondamentali, atti disumani, che avvengono solo in regimi che praticano l'apartheid.

Molti degli abusi commessi dagli israeliani, come la negazione quasi totale del rilascio dei permessi di costruzione ai palestinesi e la demolizione di migliaia di case con il pretesto della mancanza di tali permessi, non hanno alcuna giustificazione in termini di sicurezza. Altri, come impedire i ricongiungimenti familiari per rendere impossibile ai residenti di Gaza di andare a vivere in Cisgiordania, usano la sicurezza come pretesto per contenere l'aumento demografico della popolazione palestinese. 

"Negare a milioni di palestinesi i loro diritti fondamentali, senza alcuna legittima giustificazione di sicurezza ma solo perché sono palestinesi e non ebrei, non è semplicemente una questione di occupazione abusiva", ha detto Roth. "Queste politiche, che garantiscono agli ebrei israeliani gli stessi diritti e privilegi ovunque vivano e discriminano i palestinesi a vari livelli ovunque vivano, riflettono una politica per privilegiare un popolo a scapito di un altro".

Per tale motivo Human Rights Watch invita la Corte Penale Internazionale ad aprire un'inchiesta contro l'apartheid praticato da Israele e la comunità internazionale ad applicare sanzioni ai funzionari dello Stato ebraico responsabili di aver commesso tali crimini,  a partire dai divieti di ingresso e dal congelamento dei beni all'estero, per poi prendere in esame i rapporti commerciali e di partnership con Israele e verificare che non contribuiscano a favorire e/o supportare politiche di apartheid.

"Coloro che cercano di promuovere un accordo di pace israelo-palestinese", ha concluso Roth, "sia che si tratti di una soluzione a uno o due Stati o di una confederazione, nel frattempo dovrebbero riconoscere quanto sta accadendo e mettere in campo tutti gli strumenti a supporto dei diritti umani necessari a porvi fine".