I dati sorprendenti del New York Times sull'economia russa
Recentemente il New York Times ha pubblicato i numeri raccolti dall’Observatory of Economic Complexity a proposito dei risultati dell’economia russa dall’inizio del guerra aperta in Ucraina.
Le cifre sono piuttosto sorprendenti, al punto che il giornale americano ha sentito il bisogno di specificare che lo scarto temporale fra il momento di raccolta dei dati e la loro pubblicazione potrebbe modificare il quadro attuale.
Lo scenario che sconvolge coloro che prevedevano l’imminente crollo dell’economia russa è il seguente: la Russia ha rafforzato gli scambi commerciali sia con i Paesi BRICS o quelli non schierati, sia con i Paesi europei. I rapporti economici sono diminuiti con altri Paesi, come la Gran Bretagna o la Svezia ad esempio, ma nel complesso si sono creati nuovi canali che hanno mantenuto a galla il rublo, anzi forse hanno pure rinforzato le posizioni russe sul mercato mondiale.
Come se non bastasse, il Fondo Monetario Internazionale ha ritoccato al rialzo il suo prospetto su Mosca, migliorando la sua previsione (comunque negativa) dal -8,5% uscito lo scorso aprile al -3,4% deciso a ottobre. Se con le sanzioni l’Unione Europea e gli USA volevano infiacchire la Russia, non ci sono riusciti se non in minima parte e con effetti comunque non sfavorevoli a Mosca.
I numeri sono impietosi, sebbene possano cambiare con l’ennesima sanzione o cambiamento di strategia.
L’isolamento del Cremlino comunque non è avvenuto: scambi commerciali con il Belgio +81%, con l’Olanda +32% , con la Spagna +57%, col Brasile +106%, con la Turchia +198%, con l’India +310%.
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