Esteri

I ribelli yemeniti Houthi hanno attaccato con i droni due importanti impianti petroliferi in Arabia Saudita

Nella notte di sabato, in Arabia Saudita, due impianti petroliferi dell'Aramco (la compagnia nazionale saudita di idrocarburi) sono stati colpiti a seguito di un attacco del gruppo ribelle yemenita degli Houthi, per lo più sciita e per tale motivo supportato dall'Iran.

Gli impianti colpiti sono quello di Abqaiq, che si trova a circa 60 km a sud-ovest di Dhahran nella provincia orientale dell'Arabia Saudita ed è considerato il più grande impianto di lavorazione di petrolio del Paese, e quello di Khurais, circa 200 km più a sud-ovest, che è il secondo giacimento petrolifero arabo.

I sauditi, che hanno ammesso l'attacco pur non confermandone l'origine, hanno dichiarato di essere riusciti a circoscrivere gli incendi, senza però fare chiarezza sui danni, in relazione sia alla produzione di petrolio che alle esportazioni. La televisione di Stato ha comunque affermato che le esportazioni di greggio non sono state interrotte.

Le forze di sicurezza saudite che già nel 2006 avevano sventato un tentativo, da parte di al-Qaeda, di attaccare l'impianto di Abqaiq utilizzando attentatori suicidi, stavolta non sono riuscite a fermare i droni dei ribelli yemeniti.

A rivendicare gli attacchi e la modalità utilizzata, è stato un portavoce militare del gruppo Houthi che ha rilasciato una dichiarazione ad al-Masirah, canale televisivo con sede a Beirut di proprietà del movimento Houthi.

Yahya Sarea, questo il nome del portavoce, ha dichiarato che in futuro potrebbero essere previsti ulteriori attacchi. Quelli di sabato, indicati come una delle più grandi operazioni che le forze di Houthi abbiano mai intrapreso all'interno dell'Arabia Saudita, sono stati condotti utilizzando 10 droni.

Autore Federico Mattei
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