In un piccolo angolo dell'etere e su LSS è iniziata una saga unica e suggestiva, che si svolge in terre sconosciute e solo in alcune ore del giorno o della notte: Le interviste all'Ignoto.

Molti hanno paura dell’Ignoto, ma conoscendolo bene, guardandolo in faccia e ponendogli alcune domande potremo scoprire che lui sa tutto e può mostrarci la strada in questo tempo incerto. Niente paura allora! Ecco qualche domanda.

Buongiorno Signor Ignoto, come sta? Buon anno nuovo! Partiamo proprio dal principio. Quali effetti ha provocato sulla sua vita la fine del 2024 e l’inizio del nuovo anno?

“Buon giorno a lei e ai suoi miliardi di lettori. Mi chiede come sto; e come dovrei stare? Ho un anno in più sul groppone, e questo sta a significare che la meta è sempre più vicina. La fine dell’anno appena trascorso ha provocato gli stessi effetti dell’altro anno passato, di quello prima e di tutti quelli prima del terzultimo; e vale a dire che i buoni propositi lasciano sempre spazio alla cattiva realtà. Ci illudiamo che l’anno che ci apprestiamo a vivere sia migliore di quello precedente, ma non sarà così. Lei mi dirà che sono pessimista ma le assicuro che non è così. E sa perché? Per il semplice fatto che chiediamo sempre agli altri di cambiare, mentre il primo cambiamento dovrebbe, anzi deve, essere in noi stessi. Se diventassimo più civili, educati e rispettosi ci accorgeremo che tutto il mondo sta prendendo la direzione giusta”.

Mi colpisce la sua disponibilità e gentilezza, che noto in ogni intervista. Ma continuando in tema musicale, secondo lei, l’isola che non c’è, c’è?

“Adesso si mette pure a fare i giochi di parole? Ma che domanda! Si capisce che esiste l’isola; la vedrei molto volentieri a Nisida. Oppure se ha tempo e denaro potrebbe pure trasferirsi ad Alcatraz. E se proprio non riesce a sobbarcarsi le spese di viaggio per solo andata potrei venirle incontro; basta che venga Lei da me. Ma se non vuole spostarsi potrei suggerirle di trovare dentro di sé la sua isola. E se poi non può fare due passi per vari motivi resti pure a Giugliano, che ormai è divenuta isola pedonale perenne”

Mi scusi, ma oggi – mentre lei è sempre nervoso – io ho dei motivetti in testa, sarà colpa del freddo, del tempo umido, della meteoropatia o forse perché sta arrivando MARNOSE festival della canzone o già è iniziato? Anche lei canticchia? E cosa in particolare?

“Lei, in testa, a mio modo di leggere, ha le pigne; anzi, le pigne secche. Ma perché continua a parlare con la sua lingua biforcuta e non dice apertamente: SanRemo? Secondo me lei col perpetuare con le sue interviste al sottoscritto sta perdendo il lumino della ragione. È pure metereopatica? Allora perché non ritorna in estate? Comunque, per il suo piacere, le dirò che seguo il Festival della canzone italiana sin dai tempi di Nilla Pizzi. Ma, ora che è diventato una accozzaglia di suoni e rumori, lo seguo un po’ meno, giacché faccio fatica, inoltre, a comprendere ciò che cantano: e poi il modo di presentarsi sul palco di taluni presunti artisti non lo digerisco nemmeno con massicce dosi di Alka Seltzer. Alcuni fanno proprio schifo e se fossi responsabile artistico non gli permetterei di presentarsi in televisione conciati come dei buzzurri. Certo che canticchio! Vuol sapere qual è il mio brano preferito? L’accontento seduta stante: Al Mercato Di Pizzighettone. Se vuole gliela canto. Però poi dopo toglierà il disturbo?”

Certo! Solo qualche altra domanda. Ecco, dicevo, lei mi anticipa; infatti, pensavo proprio alla stessa cosa! Immagini di dover condurre il festival, e di essere anche il direttore artistico. Mi dice come sarebbe, apporterebbe qualche innovazione? Chi ospiterebbe, come gestirebbe le critiche, le polemiche

“Lei mi invita a nozze. Peccato che sono vedovo allegro da quand’ero bambino. Per primo non lo farei finire il giorno dopo. Poi non chiamerei come ospiti cantanti italiani; questi, se vogliono, devono mettersi in gara pure loro. Altrimenti ciccia. E siccome ci seguono in mezzo mondo, esigerei che si presentassero tutti in giacca e cravatta, i maschietti; mentre, per le femminucce, obbligherei vestiti sobri ma eleganti. Poi non inviterei nessuno di coloro che credono di far ridere e nessun ospite di alcun genere: solo canzoni una via l’altra. Se fossi costretto a chiamare qualche cantante estero opterei per una immensa Haris Alexiou. Ecco, vede? Non l’ha mai sentita. Lasci perdere: continui così, e si vada a sentire sempre i soliti inutili”