La guerra in Ucraina ha costretto molte aziende a dover interrompere le attività in quel Paese con molti imprenditori che, di punto in bianco, hanno deciso (anche per motivi di immagine) di rinunciare ai loro investimenti in Russia. E non stiamo parlando solo di multinazionali!

Anche l'imprenditore Matteo Renzi, "ex primo ministro italiano e senatore del partito di centro Italia Viva, ha lasciato Delimobil, il più grande servizio di car sharing della Russia, fondato dall'italiano Vincenzo Trani, in risposta all'azione militare russa. Renzi ha detto al Financial Times di aver inviato un'e-mail al consiglio di amministrazione di Delimobil giovedì mattina per comunicare le sue dimissioni con effetto immediato".

A inizio dello scorso novembre, l'imprenditore originario di Rignano sull'Arno era volato a New York per la quotazione in borsa, al NYSE, di Delimobil Holding sa, società di diritto lussemburghese cui fa capo il gruppo che è uno dei pionieri del mercato del car sharing in Russia con i marchi Delimobil, Anytime e Anytime.Prime, fondato a Mosca nel 2015 dal banchiere italiano Vincenzo Trani e di cui Renzi era diventato membro del CdA con una remunerazione che doveva aggirarsi (secondo Report) sui 100mila dollari l'anno.

La società aveva ottenuto l'ammissione da parte del NYSE alla quotazione, data prevista per il debutto in borsa il 3 novembre. Ma proprio il 3 novembre l'agenzia russa Interfax aveva fatto sapere  che l'Ipo era stata rimandata perché erano ancora in corso trattative con ulteriori investitori.

Pertanto, la guerra in Ucraina ha avuto conseguenze anche sulle entrate di Matteo Renzi che, comunque, anche se dovrà abbandonare gli investimenti in Russia ha però solide relazioni con Mohammad bin Salman Al Sa'ud, il Putin dell'Arabia Saudita, come dimostrano le notizie diffuse dai media del milione di euro ricevuto come compenso per i servizi di consulenza da lui resi, il che gli permetterà di non disperarsi troppo per i mancati guadagni causati dalla sua uscita da Delimobil.

Per la cronaca, Matteo Renzi, nonostante il suo incarico pubblico di senatore della Repubblica italiana, in Italia non ha dichiarato pubblicamente a chi lo aveva eletto né la sua partecipazione in Delimobil, né la remunerazione come membro del CdA, né le (quasi certe) quote azionarie in suo possesso, né il fatto di essersi dimesso dal CdA di quella società. 

E se qualcuno ricorda al senatore Renzi che tutto questo potrebbe essere un problema etico, lui vi risponderà che la legge glielo consente perché non lo vieta. E naturalmente lui non modificherà certo la legge, nonostante un parlamentare debba intervenire quando deve correggere delle evidenti storture. E, pare, ci siano anche degli italiani disposti a votare Renzi per rinnovargli l'incarico di parlamentare... e quello di imprenditore.