"Gracias por haberme dado la oportunidad de dirigirme y saludar cordialmente a todos los que participan en este encuentro con motivo de la celebración de esta Jornada Internacional".
Inizia così il messaggio, in spagnolo, di papa Francesco in occasione della Giornata Internazionale della consapevolezza sugli sprechi e le perdite alimentari.
Sono i poveri e bisognosi di questo mondo, coloro che raccolgono dagli scarti il cibo che altri sprezzantemente gettano e per cui essi sospirano, coloro che oggi puntano i loro occhi su questa assemblea. Sono i giovani che ci chiedono apertamente di sradicare una volta per tutte gli effetti dannosi della perdita e dello spreco di cibo sulle persone e sul pianeta, mentre ci chiedono una maggiore sensibilizzazione per evitare pratiche così dannose e nocive.Tuttavia, purtroppo, la piaga della perdita e dello spreco di cibo è altrettanto allarmante e devastante quanto la tragedia della fame che affligge così crudelmente l'umanità. Cito questi due drammi insieme perché li considero legati da una radice comune: la cultura dominante che ha eradicato il valore del cibo, riducendolo a una semplice merce di scambio. A questo si aggiunge l'indifferenza generale verso i senza fissa dimora, così evidente nella situazione attuale, oltre alla scarsa attenzione riservata al creato, con le sue dannose conseguenze ovunque. Tutti questi atteggiamenti, che possono essere considerati radicati nell'egoismo umano, portano da un lato a una irresponsabile e eccessiva dismissione di beni primari e, dall'altro, a non indignarsi nel vedere che ci sono ancora molte persone che non dispongono del necessario per vivere. Un egoismo che si traduce anche nella logica attuale del profitto che regola le relazioni sociali e nell'irrazionale e vorace sfruttamento delle risorse naturali.Dobbiamo tutti convincerci dell'urgenza di un cambiamento radicale di paradigma, perché non possiamo più limitarci a leggere la realtà in chiave economica o di guadagno insaziabile. L'alimentazione ha un fondamento spirituale e la sua corretta gestione implica la necessità di adottare comportamenti etici. Quando parliamo di cibo, dobbiamo considerare il bene che più di ogni altro assicura la soddisfazione del diritto fondamentale alla vita e alla base del sostentamento dignitoso di ogni persona. Pertanto, deve essere trattato con il rispetto che gli spetta, derivante dalla sacralità intrinseca a ogni persona, riconosciuta da molte tradizioni, culture e religioni.Ricordiamolo sempre: il cibo assicura la vita e non può mai essere considerato un problema. In effetti, è l'esistenza di ogni persona che serve come scopo e stimolo per migliorare il nostro lavoro quotidiano. Pertanto, non possiamo più giustificare la crescita della popolazione mondiale come causa dell'incapacità della terra di sfamare tutti, perché la vera ragione alla base della proliferazione della fame nel mondo sta nella mancanza di una volontà politica concreta per ridistribuire le risorse della terra in modo che tutti possano godere di ciò che la natura ci offre e nella deplorevole distruzione del cibo a scopo di profitto economico.Lo spreco alimentare, una delle forme più gravi di produzione di rifiuti, mostra anche un disprezzo arrogante per tutto ciò che, in termini sociali e umani, si trova dietro alla produzione alimentare. Buttare il cibo nel cestino significa non valorizzare il sacrificio, il lavoro, i mezzi di trasporto e i costi energetici impiegati per portare sulla tavola cibo di qualità. Significa disprezzare coloro che si impegnano quotidianamente nei settori agricolo, industriale e dei servizi per fornire cibo che, se non viene consumato o finisce sprecato, non raggiunge il suo nobile scopo.Come porre fine alla perdita e allo spreco di cibo? Per raggiungere questo nobile obiettivo è necessario investire risorse finanziarie, unire le volontà e passare dalle mere dichiarazioni a decisioni chiare e incisive. Ma soprattutto è fondamentale rafforzare in noi la convinzione che lo spreco alimentare è un affronto per i poveri. È il senso di giustizia verso i bisognosi che deve spingere tutti noi a un radicale cambiamento di mentalità e comportamento. Questo diventa sempre più urgente, perché dobbiamo riconoscere, e vorrei sottolinearlo, che il cibo che gettiamo nella spazzatura viene sottratto ingiustamente dalle mani di coloro che ne sono privi. Da coloro che hanno il diritto al pane quotidiano in virtù della loro inviolabile dignità umana. San Paolo lo aveva chiaro quando affermava che il sostegno agli altri non passa per le ristrettezze, ma per l'uguaglianza. L'abbondanza di alcuni deve rimediare alla carenza di altri (cf. 2 Corinzi 8,13-15). Lo sviluppo, quindi, deve essere strettamente legato alla sobrietà di vita. Sono un binomio indissolubile.È inoltre necessario ravvivare in noi la consapevolezza della nostra appartenenza comune all'unica famiglia umana universale. Chiunque vada a letto a stomaco vuoto è nostro fratello. Condividere ciò che abbiamo con lui è sia un imperativo di giustizia che di quella solidarietà fraterna che scaturisce dai legami familiari.Mentre prego affinché la famiglia delle Nazioni torni a essere vera, a sentirsi quel luogo in cui prevalgono la concordia, la generosità e l'assistenza reciproca e amorevole tra i fratelli, ringrazio vivamente l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura per tutte le iniziative e i programmi che porta avanti per porre fine alla perdita e allo spreco di cibo. Che l'Onnipotente Dio benedica abbondantemente i loro sforzi con doni celesti per il bene di tutta l'umanità.