Politica

Direzione nazionale Pd: il campo largo di Letta è già sicuramente larghissimo

Si è svolta martedì in modalità ibrida, nella sede di via Sant’ Andrea delle Fratte, la Direzione nazionale del Partito Democratico con all'ordine del giorno l'analisi della situazione politica, le elezioni amministrative e i referendum.

A fine seduta la Direzione ha approvato all’unanimità la relazione di Enrico Letta.

 Ecco che cosa ha detto il segretario dem (fonte Askanews):

Enrico Letta ribadisce la linea del Pd su tutta la linea, dal governo alle alleanze, passando ovviamente per la crisi ucraina, il “campo largo” è sempre la bussola in vista delle politiche, ma stavolta con una precisazione non banale: se si va divisi si perde, spiega, ma le alleanze dovranno essere “compatibili con noi, col nostro programma e con la nostra idea di paese”. Gli strappi continui di Giuseppe Conte non piacciono affatto, e ancor meno le fibrillazioni che i 5 stelle – insieme alla Lega – provocano al governo. Letta ripete che per lui le elezioni sono “a scadenza naturale”, evita toni polemici, ma manda anche messaggi chiari al leader 5 stelle: bisogna “dare modo al governo del quale convintamente facciamo parte di svolgere fino in fondo la sua missione a favore del Paese”. Il leader Pd frena chi sogna una scomposizione degli attuali schieramenti, dice che “le vicende di questi ultimi mesi ci confermano che per quanto ci riguarda continuiamo convintamente a considerarci alternativi alle destre”. Nella replica finale va oltre, dice una frase che può sembrare ovvia ma che in realtà chiude ulteriormente la strada a ipotesi di nuove larghe intese e alle ambizioni centriste: Noi nella prossima legislatura andremo al governo solamente se vinciamo le elezioni. Se gli italiani voteranno per gli altri, si terranno Salvini e Meloni per tutta la legislatura. Farò un patto chiaro con tutti gli italiani, non c’è su questo nessuna discussione. Voglio marcare questo punto e dirlo con grande chiarezza agli elettori: se volete che ci siano Salvini e Meloni al governo non dovete votare per noi. Se votate per noi costruite una proposta di governo chiaramente alternativa a queste destre”. Ma – aggiunge, stavolta rivolto a sinistra – non ha senso discutere se si debba guardare a Macron o a Melenchon, replicando quel provincialismo tipico della politica italiana che porta sempre a cercare modelli esteri. “La nostra ambizione è di essere noi un punto di riferimento in Europa per una discussione sul futuro dei progressisti e di non metterci a inseguire altri modelli”. Soprattutto, insiste, bisogna sapere che è un illuso chi pensa che la destra andrà divisa alle elezioni. La destra andrà unita”. Le liti sono solo “schermaglie di assestamento e nel nostro campo dobbiamo sapere che – se questa fosse la legge elettorale – costruire una coalizione importante, unita, forte, credibile, è l’unica condizione per poter competere”. Letta ricorda “l’esperienza positiva del governo Conte II, le alleanze che stiamo testando nelle elezioni amministrative”.Insomma, sarebbe un suicidio andare divisi alle elezioni, dopo tutto questo lavoro, ci pensi bene chi immagina percorsi solitari nella speranza di recuperare voti, perché poi porterà la responsabilità della vittoria della destra. E le alleanze, precisa, vanno ricercare “qualunque sia la legge elettorale con la quale voteremo. Dovrebbe essere tentato tutto il possibile per convincere le altri parti in parlamento per cambiare la legge elettorale”, ma appunto non per cambiare compagni di strada. Anzi, dice Dario Franceschini, la prospettiva di un’alleanza con i 5 stelle è “strategica”. Il leader Pd, poi, avverte Giuseppe Conte sull’Ucraina: “Non abbiamo alcun timore di nessun confronto in Parlamento, riteniamo sia sempre il luogo dal quale trarre nuova energia e nuova linfa. Le condizioni oggi per una pace vera (ci sono, ndr) grazie alle scelte che abbiamo fatto negli ultimi tre mesi. Scelte difficili, forti”. Quindi, Letta mette sul tavolo una serie di richieste al governo, perché il leader Pd è consapevole che le conseguenze economiche della guerra – dopo la pandemia – rischiano di pesare molto sulle scelte elettorali. Bene il Dl aiuti, ribadisce, ma serve di più: un intervento contro la stagnazione, misure per il lavoro e per i salari, azioni “drastiche” sul tetto al prezzo del gas in caso di inerzia dell’Ue. E poi i diritti – Ddl Zan e ius scholae – perché “siamo alternativi alle destre. Di fatto, l’avvio di una campagna elettorale lunga un anno, anche se la vera volata partirà dopo le amministrative quando “faremo veramente il punto”. Anche sulla base dei risultati che usciranno dai comuni e che, spera Letta, potrebbero indicare il Pd come primo partito italiano. 

Con la perversa moda di aver voluto abbandonare delle ideologie di riferimento, le forze politiche attuali non hanno né categorie di persone da rappresentare, né obiettivi politici da raggiungere.

Alle elezioni l'imperativo è vincere, come se le politiche fossero un campionato o una partita di calcio. L'importante è andare al governo... ma per far che cosa... non si sa. 

E lo dimostra Letta, segretario di una formazione politica indefinibile ma che si etichetta come socialista, che pretende di presentarsi alle elezioni imbarcando partiti che fanno dell'iper-liberismo (neppure del liberismo) la loro bandiera (vedi Azione).

In compenso, non avendo molto da offrire, Letta sventola lo spauracchio, tra l'altro più che motivato, di un governo Salvini - Meloni (due sprovveduti che hanno fatto carriera facendo credere ad italiani altrettanto sprovveduti che dei disgraziati che sono riusciti a non affogare in mare siano la rovina dell'Italia), che adesso non potendo promettere di riproporre in Italia la Russia di Putin o l'America di Trump si limiteranno a proporre come esempio la piccola Ungheria di Orban. D'altronde, un diverso  conservatorismo più simile al fascismo da spacciare come democrazia adesso su piazza non c'è... pertanto a quello si devono ispirare.

Quindi, l'unica certezza che già fin d'ora si prospetta agli italiani è che alle prossime politiche dovremmo scegliere se votare la responsabilità rappresentata da un'accozzaglia di forze politiche che nulla hanno a che vedere tra loro o la riedizione di un fascismo in salsa ungherese, comunque altrettanto peracottaro come quello del ventennio.

Autore Piero Rizzo
Categoria Politica
ha ricevuto 384 voti
Commenta Inserisci Notizia