La manovra parte da una “dote” di 13-14 miliardi, che arriveranno dal deficit, oltre a un altro paio da spending review cui si aggiungeranno altre entrate ancora da definire. Lo si evince dall'approvazione della Nota di aggiornamento del Def da parte del Consiglio dei ministri, che fissa un Pil programmatico dell'1,2% nel 2024 e un deficit del 4,3% a fronte di un disavanzo tendenziale del 3,6% che apre, appunto, uno spazio di manovra di 0,7 punti di Pil. Rivisti rispetto al Def di aprile anche i dati di finanza pubblica per il 2023: il Pil oggi è stimato in crescita dello 0,8%, di meno rispetto all'1% previsto nel Def, mentre il rapporto deficit/Pil sale al 5,3% rispetto al 4,5%."Stiamo lavorando per scrivere una manovra economica all'insegna della serietà e del buon senso. E che mantenga gli impegni che abbiamo preso con gli italiani: basta con gli sprechi del passato, tutte le risorse disponibili destinate a sostenere i redditi più bassi, tagliare le tasse e aiutare le famiglie", ha scritto sui social la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, dopo l'ok alla Nadef."Riteniamo di aver fatto le cose giuste con grande responsabilità. Qualcuno può osservare - ha aggiunto il ministro dell'economia, Giancarlo Giorgetti al termine del Cdm - che non rispettiamo il famoso 3% sul deficit ma la situazione complessiva non induce a fare politiche procicliche e quindi l'asticella è stata posta ad un livello di assoluta ragionevolezza".
Questo è quanto ricordava sabato non la Cgil, ma Confcommercio, non certo un'associazione che guarda alla sinistra, tantomeno a quella radicale, che poi ha ricordato anche che l'Fmi ha tagliato le stime del Pil italiano al +0,7% nel 2023 e nel 2024, togliendo pertanto ulteriori risorse alle già fantasiose poste illustrate dal governo in fase di presentazione della manovra:
"Rallenta la crescita dell'economia italiana, anche se buone notizie sembrano arrivare dal fronte dell'inflazione. Secondo il Fondo monetario internazionale, infatti, il Pil crescerà dello 0,7% sia quest'anno che il prossimo, con un taglio rispettivamente pari allo 0,4% e allo 0,2% rispetto alle previsioni pubblicate nel luglio scorso. Il dato, contenuto nel World economic outlook dell'istituto di Washington, è inferiore a quello programmatico inserito nella Nadef, con il governo che prevede un incremento del prodotto interno lordo pari allo 0,8% nel 2023 e all'1,2% nel 2024. Si raffredda, al contempo, la corsa dei prezzi al consumo: il Fondo stima infatti che l'indice del costo della vita crescerà del 6% quest'anno, per poi frenare al 2,6% il prossimo. E in buona salute si mantiene anche il mercato del lavoro, con il tasso di disoccupazione sostanzialmente stabile al 7,4% nel 2023 e al 7,3% nel 2024".
Perché parlarne? Perché lunedì la legge di lancio approderà nel CdM e il governo dovrà tradurre in provvedimenti concreti i vari "faremo" fin qui annunciati. Già adesso le risorse non ci sono e quelle a debito sembrano dover confermare e ricoprire provvedimenti irrinunciabili come il taglio del Cuneo fiscale... e il resto?
Senza parlare poi di una nuova ulteriore possibile speculazione su petrolio e gas a causa della guerra in corso "anche" in Medio Oriente. In quel caso come pensa il governo Meloni di supportare le fasce più deboli della popolazione che non potranno pagare le bollette di luce e gas?
E come se già tutto questo non fosse complicato, c'è sullo sfondo la promessa dell'avvio dei lavori del ponte sullo Stretto nel 2024 che Salvini ha rivenduto in questi mesi come certo, anche per utilizzarlo come bandiera nella campagna elettorale (già in corso) per le prossime elezioni europee. Con quali soldi? La curiosità e tanta.
Per questo il Consiglio dei ministri di domani è visto da molti con curiosità e interesse anche in funzione delal tenuta del governo... nei prossimi mesi.