Matteo Salvini, il vicepremier del cambiamento in quota Lega, ha "venduto" di sé l'immagine del cavaliere senza macchia e senza paura, anche se a bordo di una ruspa invece che del classico cavallo bianco,  che combatte dalla parte del popolo e per il popolo affamato dai clandestini, dai sinistri, dalle banche, dai magistrati corrotti... insomma da chiunque - in base alla convenienza del momento - la sua propaganda indicasse come nemico da additare alla belluina ferocia dei suoi sostenitori.

Una maschera, quella spacciata da Salvini, che ha cominciato a sgretolarsi nel momento in cui ha dovuto mettere alla prova le sue roboanti dichiarazioni con la realtà dei fatti.

Dapprima la sua maschera si è sfarinata sui 49 milioni della Lega, scomparsi nel nulla e, secondo lui, per tale motivo non più dovuti.

Poi il cavaliere impavido, pronto a sfidare chiunque in forza delle sue convinzioni, è subito corso dal leguleio Bongiorno e dalla chioccia grillina per pretendere, gemente e piangente, che gli trovassero una scappatoia - qualunque fosse - per evitargli di difendersi in un processo, come invece sono costrette a fare le persone qualunque che pretende di rappresentare. Una ulteriore incrinatura della sua maschera.

Ma è con i casi Siri e, oggi, quello della giunta leghista del Comune di Legnano - luogo simbolo delle origini di quel partito - finita in carcere, che la maschera di Salvini ha iniziato a sgretolarsi.

Prendersela con migranti e rom, mentre si continua a fare affari come si faceva ai tempi della prima Repubblica... Sarebbe questo il cambiamento?

I voli di Stato che Salvini ha furbescamente utilizzato facendo coincidere gli impegni istituzionali con i suoi comizi elettorali e la pretesa di impedire le contestazioni,  anche se con il solo uso di striscioni, durante le sue concioni sono adesso diventati solo un condimento di quella che è la pietanza principale e cioè la "questione morale".

Una volta all'angolo, il ruspista ruspato, come un ragazzino qualunque, si ingrugnisce, inumidisce l'occhio, fa la boccuccia e dichiara che "La Lega è SOTTO ATTACCO, vogliono impedire la nostra vittoria con ogni mezzo!"

Di impavido, oltre che di nuovo, in Salvini non c'è niente. Il ruspista "ruspato" finisce per essere il classico rappresentante dell'italietta qualunque. Un opportunista come tanti che ha chiamato rom e migranti la stessa moneta che prima chiamava terroni e terronia, utilizzata per acquistare il consenso degli arrabbiati di turno che hanno bisogno di un capro espiatorio per trovare soddisfazione di ingiustizie e fallimenti.

Niente di nuovo sotto il sole... a dire il vero. Tutto questo già si sapeva. Ma proprio perché ciò era evidente, da sempre, è adesso insopportabile che il Movimento 5 Stelle si stupisca, si dissoci, chieda chiarimenti e quant'altro... dopo aver sostenuto e mantenuto la Lega in ogni modo, con ogni mezzo.

E soprattutto è intollerabile che Di Maio sostenga che il problema corruzione riguarda tutti i partiti (ovviamente escludendo i 5 Stelle) per minimizzare la responsabilità dell'alleanza con la Lega, con cui ha formato l'attuale Governo, che d'ora in poi, nel caso non venga sciolto, dovrà essere chiamato dell'ipocrisia e non certo del cambiamento.